SorrisoDiverso

Valutazione attuale: 5 / 5

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Di Valeria Monfeli
Nel 1997 esce nelle sale cinematografiche il film " il matrimonio del mio migliore amico". Con la regia di P. J. Hogan questa commedia ha ricevuto la nomination come miglior film musicale , miglior attore non protagonista a Rupert Everett e miglior attrice protagonista a Julia Roberts. Julianne ( J. Roberts) e Michael (Dermot Multoney), sono ottimi amici da anni e tra loro non c'è mai stato altro, finché lui non decide di sposarsi con un'altra. Julianne capisce in quel momento, presa da una folle gelosia, di essere incredibilmente innamorata del suo amico. Nei pochi giorni che precedono il matrimonio, la protagonista farà di tutto per impedire le nozze. Con l'aiuto di George (Rupert Everett) che si finge il suo fidanzato, cerca di conquistare l'uomo della sua vita confessandogli il suo grande amore. Però le cose non vanno esattamente come aveva previsto, perché Michael anche se in un primo momento cede alle avances di Julienne, poi capisce che per lei prova solo una grande amicizia e che il suo unico amore è Kimmy (Cameron Diaz). Dopo aver capito di essersi sbagliata sui suoi sentimenti a Julienne non resta che farsi da parte, indossare il vestito da damigella d'onore e partecipare con gioia al matrimonio del suo migliore amico. A mio parere un film molto piacevole e divertente che forse ci fa capire quanto si apprezzino le cose nel momento in cui le perdiamo. Si farebbe di tutto per tornare indietro e riaverle ma ci si rende conto che è troppo tardi e l'unica cosa da fare è adattarsi alla nuova realtà.

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Di Ludovica Micheli
Raoul Bova in veste di regista e Michelle Hunziker nei panni dell'attrice protagonista, hanno realizzato un cortometraggio sul tema della violenza sulle donne che si pone l'obiettivo di sensibilizzare il grande pubblico su una questione che ancora oggi rimane di difficile gestione. Un impegno che, a prescindere dal prodotto filmico in sé, è sicuramente molto apprezzabile nel modo di mettere a disposizione i volti noti dello spettacolo per una campagna di sensibilizzazione.
Scritto e diretto da Raoul Bova, il cortometraggio Amore Nero rappresenta più che un vero e proprio prodotto filmico, la volontà di sensibilizzare la società su un tema spinoso e scabroso come quello della violenza sulle donne, un fenomeno che ha radici antiche e che ancora oggi trova terreno fertile nei paraocchi culturali di tradizioni e “usanze” che preferiscono l'apparente pulizia del silenzio alla deflagrante miccia della verità.
Solo 14 minuti per raccontare il vortice di tensione psico-fisica nel quale viene risucchiata una donna quando è vittima, impotente, di violenza: sia essa fisica o mentale. Un torto subito che anziché scatenare reazioni di difesa attiva, sfuma in un'implosione passiva dei sentimenti, complici un retaggio culturale che (specie in ambito matrimoniale) confina la donna nel bene e nel male della sua unione, la sensazione di paura che si mescola alla percezione di non avere alcuna via di fuga, di dover accettare e subire quel crescendo di violenza ai propri danni senza poter opporre alcuna resistenza. Per rappresentare questa condizione, purtroppo sempre molto diffusa (anche se, dall'introduzione della legge sullo stalking, sono aumentati i mezzi con cui osteggiarla), Raul Bova sceglie Laura (nell'inedito, sofferente volto di Michelle Hunziker), donna e moglie vittima di un amore nero, che la incatena al fianco di un marito violento e ossessionato dall'idea di perdere la sua donna. Laura cerca un appiglio per liberarsi da quel fardello di vita, ma non lo trova, ostacolata nel suo desiderio di fuga da una madre che non comprende, e ossessionata dall'immagine di una bambina (lei da piccola) già costretta a metabolizzare una vita di donna fatta di abusi e silenzi. Un filo comune che raccoglie tre generazioni di donne accomunate dalla stessa difficoltà di far valere i propri diritti, scrollarsi di dosso l'onta di un peccato mai commesso. Ed è forse questo l'aspetto più riuscito del cortometraggio di Bova, contaminato da una sincerità di fondo che trascende la qualità filmica del prodotto, arricchito da un certo fiuto per l'inquadratura ma condizionato da una retorica che ne smorza il pathos.

Valutazione attuale: 3 / 5

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di Cristina D’Antoni.
FILM: TWO MOTHERS
ANNO:2013
REGISTA: ANNE FONTAINE, ANNE ZOHRA BERRACHED
ATTORI: NAOMI WATTS, ROBIN WRIGHT, XAVIER SAMUEL, JAMES FRECHEVILLE, BEN MENDELSOHN
GENERE: DRAMMATICO
TRAMA: Lil (Naomi Watts) e Roz (Robin wright) sono grandi amiche fin da piccole e vivono entrambe nel Nuovo Galles del sud. Lil è vedova e ha un figlio diciottenne di nome Ian (Xavier Samuel) mentre Roz è sposata con il marito Harold (Ben Mendelsohn) e hanno un figlio diciottenne di nome Tom (James Frecheville); anche i figli come le madri sono grandi amici fin da piccoli.
Un giorno il marito di Roz, Harold, trova un lavoro a Sidney all’insaputa della moglie e naturalmente si aspetta che sia lei che il figlio siano disposti a trasferirsi, Al contrario, questo evento porterà alla separazione tra i due.
Dopo la rottura si instaura un rapporto amoroso tra Roz ed Ian. Tom, dopo aver scoperto la relazione tra la madre e il suo migliore amico, si reca da Lil, con la quale ne intraprenderà una a sua volta.
Le due coppie, dopo essersi confessato tutto, decidono di proseguire di comune accordo, ma quasi due anni dopo Tom incontra una ragazza che sposerà mettendo fine alla storia con Lil. Roz decide di lasciare Ian e di permettergli di vivere una vita normale, cosi anche quest’ultimo si sposa. Qualche anno dopo Ian e Tom sono sposati e hanno entrambi una figlia: il loro rapporto matrimoniale però non si può definire propriamente felice poiché Tom, qualche mese dopo il matrimonio, aveva continuato la sua relazione con Lil, tenendola segreta; quest’ultima verrà scoperta anche da Roz e Ian i quali decideranno di riprendere il rapporto.
Alla fine le mogli di Tom e Ian scopriranno il torbido legame che ha unito le due famiglie per quasi due anni e se ne andranno via portando con loro le figlie.

Two Mothers è l’adattamento cinematografico del libro “Le nonne”, di Doris Lessing. Le protagoniste sono due donne, all’apparenza molto simili che dimostrano una complicità propria di un’amicizia che dura da anni. La storia si apre con le due donne sulla spiaggia che guardano affascinate i loro figli paragonandoli a “giovani dei”.
Senza niente che faccia presagire delle vere motivazioni, le due donne intraprendono una relazione con i rispettivi figli. All’inizio tentano di resistere, ma ritrovandosi a parlarne insieme decidono di continuare. “Ti sei mai sentita così felice? Perché dovremmo smettere?”, è questa la giustificazione che permetterà alla storia di continuare, unita alla convinzione che presto i ragazzi si stancheranno di loro. La storia quindi è quella di due donne che tentano di allontanare la vecchiaia e che, in seguito, all’inizio della relazione sovrapporranno il rapporto sentimentale a quello materno, poiché disposti a consolare più il partner che i figli. Passati due anni la relazione tra Tom e Lil sarà la prima a finire poiché iniziata più per vendetta che per attrazione tra i due questo però causerà dei problemi al rapporto tra Roz e Ian che verrà messa a tacere dalla donna sia per solidarietà verso l’amica sia per paura che il ragazzo possa lasciarla per un altra. Queste scelte fatte sempre per puro egoismo porteranno problemi ai due ragazzi, incapaci ormai di intraprendere una seria relazione, poiché l’attrazione per le due donne non finirà mai.