SorrisoDiverso

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Di Alessio Cavazza
Perer Dinklage, per chi non lo conoscesse, è un vero sorriso diverso e ora vi spiegherò perché. In primo luogo è uno degli attori più famosi del momento, conosciuto soprattutto per il suo ruolo di Tyrion Lannister, personaggio nella serie TV più seguita degli ultimi anni "Game of Thrones", oltre che per molti film di successo come i recenti "X-Men: giorni di un futuro passato", "Le Cronache di Narnia" e "Pixels".
Per la sua recitazione nella serie TV ha vinto, nel 2011, un Emmy Award e un Golden Globe; nel 2015, invece, è stato premiato con un altro Emmy ed è attualmente in nomination per il 2016.
Nel 2005 ha sposato la regista teatrale Erica Schmidt, dalla quale ha avuto una bambina nel 2011.
Fino a qui può sembrare la regolare carriera di un attore qualunque, e invece no, perché Peter Dinklage è affetto da nanismo acondroplastico ed è alto 135 cm.
Spesso, ma non sempre, si ritrova nei panni di personaggi dalla statura minuta, ma non è di certo una cosa svilente, anzi, con le sue grandi doti recitative riesce a calarsi perfettamente in tutti i ruoli, il che rende le sue interpretazioni veramente godibili.
Inoltre è vegetariano, ha girato un video per la no-profit PETA (People for the Ethical Treatment if Animals), sostiene Farm Sanctuary ed è stato nel 2012 portavoce della Walk for Farm Animals.
Senza dubbio è una fonte d'ispirazione per tutti, forse soprattutto per chi riesce a non scoraggiarsi nonostante la propria diversità, arricchendo il mondo con il suo sorriso diverso.

Valutazione attuale: 5 / 5

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Di Valeria Monfeli
Nel 1997 esce nelle sale cinematografiche il film " il matrimonio del mio migliore amico". Con la regia di P. J. Hogan questa commedia ha ricevuto la nomination come miglior film musicale , miglior attore non protagonista a Rupert Everett e miglior attrice protagonista a Julia Roberts. Julianne ( J. Roberts) e Michael (Dermot Multoney), sono ottimi amici da anni e tra loro non c'è mai stato altro, finché lui non decide di sposarsi con un'altra. Julianne capisce in quel momento, presa da una folle gelosia, di essere incredibilmente innamorata del suo amico. Nei pochi giorni che precedono il matrimonio, la protagonista farà di tutto per impedire le nozze. Con l'aiuto di George (Rupert Everett) che si finge il suo fidanzato, cerca di conquistare l'uomo della sua vita confessandogli il suo grande amore. Però le cose non vanno esattamente come aveva previsto, perché Michael anche se in un primo momento cede alle avances di Julienne, poi capisce che per lei prova solo una grande amicizia e che il suo unico amore è Kimmy (Cameron Diaz). Dopo aver capito di essersi sbagliata sui suoi sentimenti a Julienne non resta che farsi da parte, indossare il vestito da damigella d'onore e partecipare con gioia al matrimonio del suo migliore amico. A mio parere un film molto piacevole e divertente che forse ci fa capire quanto si apprezzino le cose nel momento in cui le perdiamo. Si farebbe di tutto per tornare indietro e riaverle ma ci si rende conto che è troppo tardi e l'unica cosa da fare è adattarsi alla nuova realtà.

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Di Ludovica Micheli
Raoul Bova in veste di regista e Michelle Hunziker nei panni dell'attrice protagonista, hanno realizzato un cortometraggio sul tema della violenza sulle donne che si pone l'obiettivo di sensibilizzare il grande pubblico su una questione che ancora oggi rimane di difficile gestione. Un impegno che, a prescindere dal prodotto filmico in sé, è sicuramente molto apprezzabile nel modo di mettere a disposizione i volti noti dello spettacolo per una campagna di sensibilizzazione.
Scritto e diretto da Raoul Bova, il cortometraggio Amore Nero rappresenta più che un vero e proprio prodotto filmico, la volontà di sensibilizzare la società su un tema spinoso e scabroso come quello della violenza sulle donne, un fenomeno che ha radici antiche e che ancora oggi trova terreno fertile nei paraocchi culturali di tradizioni e “usanze” che preferiscono l'apparente pulizia del silenzio alla deflagrante miccia della verità.
Solo 14 minuti per raccontare il vortice di tensione psico-fisica nel quale viene risucchiata una donna quando è vittima, impotente, di violenza: sia essa fisica o mentale. Un torto subito che anziché scatenare reazioni di difesa attiva, sfuma in un'implosione passiva dei sentimenti, complici un retaggio culturale che (specie in ambito matrimoniale) confina la donna nel bene e nel male della sua unione, la sensazione di paura che si mescola alla percezione di non avere alcuna via di fuga, di dover accettare e subire quel crescendo di violenza ai propri danni senza poter opporre alcuna resistenza. Per rappresentare questa condizione, purtroppo sempre molto diffusa (anche se, dall'introduzione della legge sullo stalking, sono aumentati i mezzi con cui osteggiarla), Raul Bova sceglie Laura (nell'inedito, sofferente volto di Michelle Hunziker), donna e moglie vittima di un amore nero, che la incatena al fianco di un marito violento e ossessionato dall'idea di perdere la sua donna. Laura cerca un appiglio per liberarsi da quel fardello di vita, ma non lo trova, ostacolata nel suo desiderio di fuga da una madre che non comprende, e ossessionata dall'immagine di una bambina (lei da piccola) già costretta a metabolizzare una vita di donna fatta di abusi e silenzi. Un filo comune che raccoglie tre generazioni di donne accomunate dalla stessa difficoltà di far valere i propri diritti, scrollarsi di dosso l'onta di un peccato mai commesso. Ed è forse questo l'aspetto più riuscito del cortometraggio di Bova, contaminato da una sincerità di fondo che trascende la qualità filmica del prodotto, arricchito da un certo fiuto per l'inquadratura ma condizionato da una retorica che ne smorza il pathos.