Di Alessio Cavazza
Il terrorismo è un fenomeno che purtroppo esiste da molto tempo e da molto tempo va avanti senza riuscire ad essere fermato.
Nonostante questo, c'è un'intera generazione che sembra collegare la parola terrorismo solamente alla serie di attacchi da parte dello Stato Islamico: a partire dall'episodio relativo la redazione di Charlie Hebdo e ricordando, al massimo, l’attentato delle Torri Gemelle. In questo modo si ignorano episodi precedenti o accaduti in zone meno vicine, e quindi meno esposte ai media.
Alla luce degli ultimi avvenimenti (attentato all'aeroporto di Istanbul, le vittime di Dacca, etc…) mi è sorto un timore: per questa generazione la paura si può trasformare in abitudine?
Può la cadenza quasi regolare degli ultimi attentati, che ci ricorda l'impossibilità di dimenticare, fare in modo che questi avvenimenti diventino semplicemente qualcosa con cui convivere e contro cui non si può fare nulla?
Credo proprio che sia quello che sta succedendo, dal momento che il massimo che si riesce a fare dopo un attentato è mettere una bandiera e una frase (che poi è sempre la stessa) sui social.
Nel caso in cui avessi ragione, vorrebbe dire che chi tiene i fili di quelle marionette che sono i terroristi è riuscito nel suo intento, perché l'abitudine è molto più difficile da combattere della paura.

Terrorismo: Paura o abitudine?
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