SorrisoDiverso

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Di Silvia di Biagio
Finalmente domenica finisce. Sono ormai diversi mesi che nel nostro Paese non si fa altro che parlare del referendum. Sono state spese milioni di parole. Probabilmente i nostri politici non sono mai stati interessati alle problematiche quotidiane della gente, mentre stanno manifestando un particolare interesse per questo referendum. Viene da chiederci: lo fanno per i nostri interessi, o per i loro come hanno fatto fino ad adesso? Sicuramente l'argomento della riforma costituzionale è importante, ma monopolizzare tutto il dibattito politico alla sola questione del referendum, tralasciando completamente problemi come il lavoro, la scuola, i trasporti e la sanità, ci viene appunto da chiederci se è veramente rivolta a noi questa riforma. Questo Paese potrà mai avere una classe dirigente che si preoccupi veramente dei problemi reali delle persone? Comunque, referendum si, referendum no a me verrebbe soltanto da dire referendum boh. Sui sondaggi politici effettuati prima del divieto pre-referendum costituzionale l'imbarazzo della scelta tra temi e analisi compiute nelle scorse settimane è evidente: su tutti uno dei temi più accattivanti è quanto avvenuto negli Stati Uniti. L'elezione di Trump avrà un effetto anche qui da noi in Italia favorendo le ragioni per il no. Comunque le intenzioni di voto mostrate negli ultimi sondaggi mostrano una tendenza piuttosto alta del settore “indecisi”. Gli elettori indecisi ma comunque propensi ad andare a votare presentano un leggero vantaggio per il no rispetto al si, altre persone non voteranno perché non sono ben informate e altre ancora perché non sono interessate, perché davanti a tanti problemi che coinvolgono l’Italia, i politici sembrano averli dimenticati per parlare solo del referendum.

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Di Tschabold Marzia
Soprattutto negli ultimi anni i film horror riscuotono sempre più successo, prova ne sono le numerose pellicole che escono nei cinema ogni anno. A cosa è dovuto il successo di questo genere? Importanti studi di psicologia hanno affermato che amare i film horror è cosa prettamente psicologica. Stuart Fischoff, professore di psicologia all’università di Los Angeles ci spiega che uno dei motivi principali per cui amiamo questo genere di film è proprio per avere paura, per provare quel brivido di eccitazione di cui il nostro cervello ha bisogno. Guardando film non corriamo pericoli, ne usciamo illesi e senza un graffio, è sicuro è allo stesso tempo ci fa vivere emozioni. Questo funziona principalmente per i ragazzi, soprattutto per gli individui che vivono per lo più una vita statica, senza stimoli. La cosa cambia nettamente per gli individui di età avanzata, motivo per il quale i film horror non riscuotono successo in questo pubblico. Questi non li trovano più stimolanti, con l’avanzare dell’età infatti si va incontro a problemi sempre più grandi, alla vita vera, che fa molta più paura di un film horror. Dunque se ami gli horror e molti ti chiedono continuamente come fai a guardare film del genere, la risposta è solo una: la mia psiche ne ha bisogno!

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Di Martina Prisco
Tornata da un viaggio nel lontano Giappone, ho creduto fosse d’obbligo scrivere di questa meravigliosa nazione. Non potendo, però, descrivere in maniera realmente soddisfacente i suoni, i colori, gli odori tipici, ho pensato di parlarvi della cultura e, se pur abbastanza ferrata sulla storia e la tradizione locali, preferisco soffermarmi sulle persone. Perché sarebbe inutile ripetere ciò che potete tranquillamente trovare su Wikipedia; aldilà dell’ottimo sushi e dei paesaggi incantevoli, ciò che colpisce del Paese del Sol Levante è sicuramente la gente. Se avete mai sentito parlare dei giapponesi, senza dubbio potrete associare loro caratteristiche come “lavoratori instancabili”, oppure “estremamente gentili”, ma posso assicurarvi che, da turista, ho colto molto di più. L’intera società sembra essere basata su due singole parole: rispetto e onore. Anche se siete abituati a viaggiare, credo sarà molto difficile per voi trovare un popolo tanto educato. La prima accoglienza è solitamente data da file ordinate di persone, intente ad andare per la loro strada seguendo uno schema di rigido equilibrio: la folla, per quanto nutrita, non sarà mai caotica. Per salire sui mezzi di trasporto, poi, la regola del “si fa scendere chi sta sopra e poi salgo io” è basilare e di fondamentale importanza. Nei luoghi pubblici, è assolutamente mal visto avere il cellulare con la suoneria accesa, difatti non sarà inusuale incontrare pendolari e studenti addormentati sui propri sedili: uno squillo o una conversazione troppo animata potrebbero risultare fastidiosi. Per lo stesso motivo, per ascoltare la musica (ovviamente esclusivamente con gli auricolari) il volume deve essere estremamente basso. Se siete in procinto di salire su un treno, e siete uomini, fate attenzione ai segnali sul pavimento, perché la mattina presto alcuni vagoni sono esclusivamente per l’utenza femminile, per evitare che, nell’assembramento di studenti e lavoratori, qualche donna possa sentirsi a disagio, pressata contro un ragazzo o un uomo. Girando per le strade, poi, in particolare a Tokyo, non rimanete sconvolti quando constaterete la totale assenza di rifiuti sul pavimento. Durante il mio soggiorno, ho assistito ad una scena che in Italia sarebbe ritenuta probabilmente pura fantascienza: una ragazza, mentre camminava, ha lasciato inavvertitamente cadere un pezzetto di carta sul suolo. Tempo pochi secondi ed una donna, ad una trentina di metri, le stava già correndo incontro, raccogliendo la carta e restituendola alla proprietaria, la quale è stata circa dieci minuti a sorriderle e a ringraziarla prima di gettare il rifiuto nell’apposito cestino. Inoltre, sarà altrettando impossibile trovare mozziconi di sigaretta, ma per un motivo differente. Difatti, in tutta la città, sono presenti apposite aree fumatori. Per le strade è generalmente vietato fumare, soprattutto nei parchi, così come non è possibile mangiare. Ciò, in un senso, è paradossale, perché in quasi tutti i ristoranti è invece possibile accendersi una sigaretta, senza distinzioni di sale. Altro fenomeno assolutamente estraneo a un’italiana come me, è l’estrema gentilezza dei passanti. La maggior parte di loro non conosce una parola d’inglese, ma nonostante ciò faranno sempre di tutto per essere d’aiuto: da chi cerca su Google Maps a chi contatta amici per ricavare le informazioni di cui hai bisogno direttamente in inglese, fino ad arrivare a chi decide di percorrere tre chilometri in più, nella direzione totalmente opposta a quella che stava facendo, per accompagnarti esattamente dove non saresti mai riuscito ad arrivare da solo. Il comportamento nei confronti dei clienti di chi poi lavora – dai camerieri ai commessi, dagli impiegati nei punti informazione agli autisti dei mezzi pubblici – è impeccabile ai limiti dell’estremo. La loro assoluta precisione è più che rinomata e il riscontro pratico nella realtà è stato positivo. Diligenti e rispettosi, facendo shopping non è raro che i commessi ti accompagnino all’uscita portandoti le buste e le formule che rivolgono agli altri sono estremamente gentili (se si riesce a capirle: sono esclusivamente in giapponese), condite da continui ringraziamenti.
In conclusione, entrare a contatto con una civiltà così formata è stato semplicemente salubre, una boccata d’aria fresca in mezzo allo smog di ignoranza e scortesia che popolano le odierne società. Lieta di sapere che da qualche parte nel mondo si è ancora legati alle proprie tradizioni e si cerca di prendere il meglio da esse, evitando che ciò possa compromettere lo sviluppo culturale e l’apertura mentale.