Utilizzare quadri per creare lo sfondo di un romanzo
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Di Julia D’Angelantonio.
In pochi sanno quanto la letteratura sia legata all’arte. Al giorno d’oggi si restringono eccessivamente i campi di lavoro e si giunge dunque a pensare che non si possa lavorare su due campi tanto differenti quanto simili come appunto quello dell’arte e della letteratura.
In pochi conoscono lo studio che si cela dietro la creazione di un romanzo, per questo tendo a ribadire quanto sia importante l’arte in questo ambito, in particolar modo quando un autore decide di ambientare il proprio romanzo in un’epoca passata.
In questo caso occorre che l’autore si documenti con tutti gli strumenti necessari per conoscere al meglio non solo gli ambienti ma anche i vestiti e gli oggetti.
Se questo ipotetico scrittore ricorre a quadri del periodo prescelto, di quelli che descrivono atmosfere, persone, animali, ambienti di quell’epoca lontana egli vedrà il suo compito facilitato poiché gli basterà fare una descrizione di ciò che vede.
Facciamo un esempio:
In Oceano Mare (1993) di Alessandro Baricco, leggiamo che una delle protagoniste Anne Deveria` passeggia lungo la spiaggia insieme con Elisewin, una ragazzetta di sedici anni con il suo ombrellino bianco:
Sai cos'e` bello qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano li`, precise, ordinate. ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sara` più` nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. [...]
Si parla nel romanzo di una localita`, Skagen. Esiste e si trova in Danimarca.
C'e` anche una pittrice famosa di Skagen che si chiama Anne Ancher (come uno dei personaggi di Oceano Mare). È probabile che la passeggiata che Baricco descrive nel romanzo, sia ispirata a un quadro di Peder S. KrMoyaetrt, mattino d'estate sulla spiaggia di Skagen (1893).
Antonio Tabucchi, nella novella La traduzione, tratta da I volatili del Beato Angelico (1987), utilizzò il medesimo stratagemma riguardante un quadro di Vincent Van Gogh: Pont de Langlois (1888)
I quadri, oltre a ispessire la materia del narrare, hanno anche una funzione di certo non terapeutica, ma sicuramente epifanica, anzi di agnizione.
Avrebbe dunque ragione la psichiatra Graziella Magherini dell'ospedale Santa Maria Nuova di Firenze, la quale nel 1977 ha coniato il termine LA SINDROME DI STENDHAL, per un particolare malessere che provano le persone davanti a uno specifico quadro.
Non bisogna credere pero` che soltanto la letteratura ricorra a questi stratagemmi. Basti guardare al cinema:
Dario Argento nel 1996 diresse un horror psicologico su questa sindrome con protagonista Asia Argento, sua figlia.