SorrisoDiverso

Il Blog di Tulipani di Seta Nera

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Recensione ad opera di Paola Dei (Psicologo dell'Arte)

Genere: Cortometraggio

L'urlo di un anziano di fronte al mare esplode nella prima scena. É Mario, padre di Dario. Gli fa eco la protesta di un gruppo di lavoratori mentre le riprese si focalizzano soprattutto su Dario, che guida i suoi colleghi. Interno ed esterno, bisogni sociali ed economici e necessità psichiche. Generazioni a confronto e modalità diverse di affrontare la vita e il lavoro. E poi parole che feriscono, parole che lasciano un segno, parole dette, parole scritte e riflessioni del protagonista che si uniscono a quelle degli spettatori. Costruzione e decostruzione. Un sogno e la realtà che si intreccia a dimostrare il forte legame fra i due, pur fra litigi e modalità diverse di affrontare la vita. Un cortometraggio coraggioso dove la metafora del mare assume un ruolo fondamentale e dove emerge una frase detta dal padre al figlio: “Ti ho insegnato a credere in qualcosa” mentre il figlio prende l'ultima decisione, sofferta, complicata dalla nascita di un figlio. Immaginazione e fantasia mostrano entrambi entrare nelle acque del mare: ma mentre il padre nudo svanisce, rapito da Poseidone per  tornare nel liquido amniotico che l'ha generato e accedere ad un'altra vita. Il figlio che lo accompagna con i vestiti riemerge trasformato. Una rinascita per entrambi e la scoperta della propria individualità. In questa commistione di simbolico e corporeo nasce una modalità di rappresentazione particolare che sospende il giudizio esplicito e diviene arte.

 

 

 

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Recensione ad opera di Paola Dei (Psicologo dell'Arte)

Genere: Cortometraggio

Ambientato in una stanza di ospedale il cortometraggio mette a confronto due pazienti: Massimiliano e Giuseppe, entrambi affetti da SLA ma con tratti caratteriali e risposte emozionali totalmente diverse. Giuseppe affronta la malattia con una modalità nella quale prevale un atteggiamento di rifiuto e il desiderio di finirla, Massimiliano invece spera e le sue parole unite ai pensieri e ai disegni che realizza innescano meccanismi potenti come farmaci nella sua mente.

Mentre si confrontano, i due uomini vengono ripresi nella stanza da punti di vista differenti: di lato, di fronte, dall'alto. Le scene riprese dall'alto, in particolare, dimostrano un ottimo uso degli strumenti di regia. Raccontano una storia, evidenziano la fragilità dei due personaggi e divengono una allegoria della condizione umana. Una geografia della scena che riesce a mettere in risalto la vulnerabilità umana e, nel contempo le caratteristiche dei personaggi che comunicano, pur in letti di ospedale, e trasmettono un grande vitalismo. Gli attori sono molto credibili nelle loro interpretazioni e, nonostante tutto, trasmettono a chi li guarda, il senso del movimento e un flusso dinamico che va oltre il corpo e tocca l'anima.

 

 

 

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Recensione ad opera di Paola Dei (Psicologo dell'Arte)

Genere: Documentario

Andrei è un ragazzo moldavo che vive nella periferia di Roma insieme alla madre e alla sorella di 16 anni, a cui fa da padre. Ha un grande desiderio, quello di diventare musicista e rapper e non vuole che il suo sogno rimanga chiuso in un cassetto. Purtroppo la realtà lo pone di fronte a problemi sempre più grandi e Andrei, ad un certo punto, ha la sensazione di aver perso la chiave del cassetto dove custodiva il sogno. Una opera delicata dove il ritmo delle parole, scandite dai brani che ha scritto,  diventano lo specchio dei desideri che, in una delle scene Andrei cerca di vedere in cielo sotto forma di una stella. L'astro rappresenta chiaramente la metafora del suo sogno e lo sguardo rivolto verso il cielo esorta a non fermarci semplicemente a ciò che vediamo o che viviamo ma ad avere il coraggio di guardare più in alto. Tutto questo evoca un bellissimo motto: “Punta sempre alla luna, mal che vada avrai camminato fra le stelle”. Il documentario si sviluppa su due pilastri portanti: il sogno e la realtà che, purtroppo divora il sogno. Tenero e profondo il rapporto con la sorella che diviene un gioco senza giocattoli. L'uno è un porto sicuro per l'altro e il fratello è uno zaino carico di esperienza. Ogni scena evidenzia come la complicità fra di loro sia un legame potente e indissolubile.

Il montaggio costruito su tre elementi: mare, cielo e terra, è estremamente efficace e il regista li esplora con metaforici viaggi del protagonista. Andrei ad un certo punto cerca di trasferirsi per un lavoro più retribuito, poi decide di rimanere con la madre e la sorella. Una decisione scandita dalle onde del mare che rappresentano sempre una grande metafora di rinascita mentre lui esorta i ragazzi, con le sue parole da rapper, a non rinunciare mai ai loro sogni. Una storia di tenerezza, di lavoro, di legami familiari, di condivisione e affetto reciproco.