SorrisoDiverso

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Giulia Merenda porta la sua macchina da presa nel carcere femminile di Rebibbia, a Roma, uno dei più grandi di Europa, per raccontare la quotidianità delle detenute e del loro impegno nelle encomiabili attività formative nei campi della letteratura, dell’apprendimento della lingua italiana, e, soprattutto delle tecniche agrarie, che le (ri)mettono in contatto con i ritmi della natura. Come dice loro Don Ciotti: “La terra è maestra di vita… la dimensione culturale terra terra e la natura sono indivisibili”. Il film ci porta a riflettere sulle disuguaglianze sociali che emergono prepotenti dalla analisi dei vari personaggi. E su tutte le profonde ingiustizie che le producono. Di grande interesse sociologico ed antropologico.

Critico: Catello Masullo

 

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Max Nardari, prendendo lo spunto da una storia non originalissima, quella del risveglio da un coma che dura svariati decenni, che fa ritrovare il soggetto in questione in un mondo totalmente cambiato (lo stesso del recente “Quando” di Walter Veltroni, a sua volta tributario del “Good Bye, Lenin!”,  di Wolfgang Becker, del 2003), riflette sulla schiavitù che ci siamo imposti con i nostri cellulari,  con il contatto compulsivo, al limite del patologico, con i social, con conseguente perdita dei tratti di umanità che caratterizzavano il nostro genere fino a qualche anno fa. Il regista si fa un po’ prendere la mano, pigiando l’acceleratore sulle situazioni grottesche, al limite del parossistico, spesso sconfinando sopra le righe. Certamente con una certa efficacia rappresentativa.

Critico: Catello Masullo

 

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Claudia Marcela Angulo Murcia analizza la situazione delle persone di colore in Colombia. I temi sono quelli di acuta sensibilità sociale, dal razzismo, al senso di comunità delle persone di colore e dell’orgoglio di appartenenza delle stesse. Il linguaggio cinematografico utilizzato è molto ricercato e virtuosistico, con alternanze di immagini capovolte, inclinate, contrapposte, contrassegnate da una sofisticata ricerca estetica e poetica. Suggestive le coreografie danzanti dei personaggi protagonisti.

Critico: Catello Masullo