SorrisoDiverso

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ITA - La regia dello spagnolo Carlos Gomez-Mira Sagrado porta su schermo un cortometraggio scritto da Rossana Giacomelli e animato da Borja Gómez-Orellana Lorenzo, che alterna la corporeità di elementi tridimensionali a dettagli leggeri come le foglie di un albero o una colonna di fumo. Il risultato è un’animazione accurata ed eloquente che produce un effetto visivo delicato come la storia raccontata. Il cortometraggio d’animazione muto esprime i suoi contenuti attraverso l’efficacia visiva e con un disegno in grado di cogliere e trasmettere un’ampia gamma di sentimenti, di scambi e di reazioni. Degna di nota è la scelta estetica: linee arrotondate, fondali naturali e sereni, pattern che rimandano a diverse consistenze, come il piumaggio dei piccoli protagonisti.

La storia è quella di un uccello che non è in grado di seguire il resto dello stormo durante la migrazione. La sua deformazione a un’ala, infatti, gli impedisce di volare. La solitudine genera in lui un graduale sconforto al quale si abbandonerebbe del tutto se non fosse per un’inaspettata e improvvisa compagnia che irrompe nel tedio delle sue giornate. È un pulcino lasciato indietro a sua volta, quello che inizia a dividere con il protagonista i rami solitari dell’albero. Malgrado un’iniziale reticenza, la presenza di un esserino bisognoso di cure riscuote l’uccello protagonista dal suo scoramento e gli restituisce un proposito. L’adulto insegna al piccolo tutti i trucchi per procurarsi il cibo, trascorre con lui le sue giornate e ritrova la gioia della compagnia e il senso della famiglia. L’ultima tappa del percorso che i due volatili compiono insieme sembra essere la più difficile: il pulcino deve imparare a volare. L’uccello, scoraggiato, sembra quasi domandarsi come potrebbe proprio lui che non è in grado di spiccare il volo, trasmettere al piccolo una dote che non possiede. Quando meno se lo aspettano, i due volatili andranno incontro a un episodio sconvolgente che metterà alla prova tutto ciò che hanno appreso l’uno dall’altro durante il periodo trascorso insieme.

Al centro di questa commovente opera d’animazione, capace di rivolgersi a un pubblico di bambini ma anche di adulti, c’è il concetto di famiglia, un’unità che nasce lì dove ci sono amore e cura. I due protagonisti vengono abbandonati dai membri della loro specie, ma c’è ancora una comunità, per quanto piccola, composta da loro due, sufficiente a spronare entrambi a costruire il loro avvenire e volare incontro a esso.

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ENG - The Spanish director Carlos Gomez-Mira Sagrado brings to the screen a short film written by Rossana Giacomelli and animated by Borja Gómez-Orellana Lorenzo, which alternates three-dimensional elements and light details such as the leaves of a tree or a column of smoke. The result is an accurate and eloquent animation that produces visual effects as delicate as the story told in the short film. With its rounded lined drawing, the wide and serene landscape, and by using patterns capable of suggesting different textures and consistencies, with particular attention to the little protagonists’ plumage, the mute short film by Carlos Gomez-Mira Sagrado expresses its contents through its visual efficacy and through a design capable of capturing and communicating several feelings, interactions, and reactions.

The story is about a bird unable to migrate and consequently to follow his flock because of a deformed wing that prevents it from flying. Loneliness generates a gradual depression in the bird that is about to abandon any hope, but an unexpected and sudden company intervenes into the monotony of his days. It is a chick left behind from the flock, that now shares with him the solitary branches of the tree. Despite an initial reticence, the presence of a needy creature rescues the bird from its discouragement and gives it back a purpose. The bird teaches the chick all the tricks to get food, it spends its days with the whelp and revalues the joy of company and the idea of family. The last step of the journey that the two birds make together seems to be the most challenging: the chick must learn to fly. The bird, discouraged, seems to wonder how it could transmit to the chick a skill that it does not possess. When they least expect it, the two birds will experience a shocking episode that will test everything they have learned from each other during their time together.

This touching animated short film, capable of addressing an audience of children but also adults, tells a story about family, a unit that exists where there are also love and care. The two birds seemed to have been abandoned by the members of their species, still there is a community, even though small, made up of the two of them, enough to encourage both to build and fly towards their future.

 

 

 

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Andrea Aglieri con Fiele regala una storia ambientata nella periferia milanese, tra spazi ritratti grazie a un occhio dotato di un autentico talento per il dettaglio – scenari che instillano un senso di desolazione e abbandono. Quello progettato dallo sguardo della regia è un labirinto disabitato in cui il personaggio principale si trascina senza meta, riflettendo in tal modo il vano aggirarsi dei suoi pensieri tra i circuiti chiusi della rabbia repressa e del dolore. Se nulla nel labirinto serve a spegnere il senso di ingiustizia che prova, allora forse la vendetta può – questo sembra decidere in cuor suo il protagonista – mentre l’ossessione per questa idea lo avvelena giorno per giorno.

Claudio siede vicino al letto di sua sorella che vi giace con il volto tumefatto. È stata violentata e picchiata in un parco, un luogo che sua madre continuava a sconsigliarle di frequentare, perché pieno di gente poco raccomandabile. Questa violenza colpisce duramente la famiglia: la madre dei due ragazzi è un guscio al cui interno vive soltanto una spenta rassegnazione, il padre resta chiuso in un silenzio indecifrabile. Claudio, da parte sua, viene sopraffatto dalla rabbia, in un modo che lo segnerà più di quanto immagina. Ingaggia due persone per scoprire il responsabile dell’aggressione e procurarsi una pistola. Ottiene sia l’arma che un indizio: un cappello rosso. L’unico tratto distintivo attraverso cui riconoscere il colpevole, un dettaglio banale che improvvisamente viene messo in primo piano. Il finale colpo di scena è una conclusione inaspettata, difficile da accettare, ma racchiude, al tempo stesso, la chiave di lettura della storia.

Sono prove d’attore ardue, convincenti e intense quelle di Andrea Baglio, nel ruolo del protagonista, e Chiara Marita Cappellari che impersona sua sorella. Nella straziante scena di violenza che, in frammenti, viene rappresentata sullo schermo, l’attrice offre un’interpretazione di grandissima intensità, dimostrando una notevole capacità di entrare in contatto con il personaggio e con il suo trauma. Andrea Baglio, d’altra parte, è in grado non solo di caratterizzare perfettamente Claudio ma di rappresentare il suo scoramento e il suo conflitto.

Fiele è un cortometraggio che racconta una vicenda di cui non si vorrebbe mai sentir parlare e proprio per questo è necessario e coraggioso. Parla di una storia in cui il pregiudizio e una rabbia che acceca velano la realtà e rende evidente, alla fine di tutto, che a contaminare i pensieri e la vita delle persone non è il dolore, come si potrebbe credere. A farlo sono i gesti che una volta compiuti non possono essere disfatti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ITA - Il regista spagnolo Jorge Berenguer con il suo cortometraggio regala al pubblico una prospettiva originale, divertente ma anche riflessiva sulle dinamiche di coppia ai tempi del Covid. L’assenza di comunicazione è il primo sintomo che il clima di tensione crea tra i due e così, piuttosto, l’autore, che scrive anche la sceneggiatura, lascia spazio ai pensieri dei protagonisti. Le loro riflessioni si sviluppano indipendenti e senza margine di confronto. Seppure l’episodio sia calato nel dramma di una pandemia mondiale, Jorge Berenguer esprime una narrazione vispa che sa far sorridere dei molti e vari modi in cui il Covid ha cambiato i dettagli più banali della vita di tutti i giorni.

Alberto e Lorena, sono una coppia, ma da un po’ di tempo non riescono a trovare la formula per starsi accanto senza essere assaliti dall’angoscia per il rischio di contagio. Mentre lui è stato dispensato dal recarsi a lavoro, lei deve ancora presentarsi in ufficio e dal momento che nell’edificio ci sono stati casi di contagio, Alberto evita ogni contatto fisico con lei. Lorena, frustrata da come le cose siano cambiate rispetto alla loro allegra sintonia, cerca di avvicinarsi, ma viene prontamente allontanata. E così che inizia questo curioso e reciproco inseguimento, un’esplorazione del corpo dell’altro alla ricerca di un compromesso, una zona franca che possa permettere il contatto senza correre rischi. Lì dove la vicinanza rappresenta, di colpo, un pericolo, le estremità – le mani e i piedi – diventano il solo punto di incontro possibile.

I due attori che interpretano i personaggi protagonisti, Nuria Pérez Matesanz e Clemente García, offrono con l’eloquenza dei loro volti, una resa estremamente efficace e divertente dei sentimenti taciuti e spesso in contrasto dei loro personaggi. Jorge Berenguer concepisce in Feet and Hands un linguaggio visivo e una scrittura capaci di comunicare un distinto senso di familiarità. Accompagnato, poi, alla perfezione dalle musiche a cura di Dora Seres ed Emese Mali, pertinenti e allegre, il cortometraggio riesce a far sorridere e pensare.

Una scena di particolare impatto è quella in cui Lorena dà le spalle ad Alberto, temendo, per un istante, che il compagno possa essersi ammalato. Mentre razionalizza la sua ipotesi, lo sguardo si posa sul balcone di casa sua e sul cespuglio di rose, una vista che infonde nello spettatore un sentimento dolceamaro verso la rappresentazione del mondo esterno e della vita che, ignara di tutto, fiorisce.

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ENG - The Spanish director Jorge Berenguer gives the public an original, funny but also reflective perspective on couple dynamics in the Covid era. The lack of communication is the first symptom that the tense atmosphere creates in the couple and so the author, who also wrote the screenplay, gives voice to the thoughts of the protagonists. Their reflections develop on two independent rails which never touch each other through comparison. Even though the episode is placed into the drama of a global pandemic, Jorge Berenguer brings to the screen a lively narrative that makes people smile about the many and various ways in which Covid has changed the most banal details of everyday life.

Alberto and Lorena are a couple, but they have not been able to be close without being assailed by anguish due to the risk of contagion. While he has been exempted from going to work, she has yet to go to the office and since there have been cases of contagion in the building, Alberto avoids any contact with her. Lorena, frustrated by how things have changed from their cheerful harmony, tries to get closer, but she is rapidly turned away. This is how this curious and mutual pursuit begins, an exploration of the partner's body in search of a compromise, a free zone that can allow contact without risks. Where closeness suddenly represents a danger, the extremities - hands and feet - become the only possible meeting point.

The actors who play the main characters, Nuria Pérez Matesanz and Clemente García, offer through the eloquence of their expressions, an effective and funny portrayal of the unspoken and often contrasting feelings of their characters. In Feet and Hands Jorge Berenguer designs a visual language and a writing in which everyone could mirror themselves. Perfectly accompanied by the pertinent and cheerful music of Dora Seres and Emese Mali, the short film makes people smile as well as think.

A particularly striking scene is the one in which Lorena turns her back to Alberto, fearing, for an instant, that her partner might have fallen ill. While she rationalizes her hypothesis, she directs her glance on the balcony and on the rose bush, a view that instills in the public a bittersweet feeling towards the outside world and life, that prospers, unaware of everything.