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Il Blog di Tulipani di Seta Nera

L’ultimo sogno, regia di Davide Maria Marrucci

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Recensione ad opera di Paola Dei (Psicologo dell'Arte)

Genere: Cortometraggio

L'urlo di un anziano di fronte al mare esplode nella prima scena. É Mario, padre di Dario. Gli fa eco la protesta di un gruppo di lavoratori mentre le riprese si focalizzano soprattutto su Dario, che guida i suoi colleghi. Interno ed esterno, bisogni sociali ed economici e necessità psichiche. Generazioni a confronto e modalità diverse di affrontare la vita e il lavoro. E poi parole che feriscono, parole che lasciano un segno, parole dette, parole scritte e riflessioni del protagonista che si uniscono a quelle degli spettatori. Costruzione e decostruzione. Un sogno e la realtà che si intreccia a dimostrare il forte legame fra i due, pur fra litigi e modalità diverse di affrontare la vita. Un cortometraggio coraggioso dove la metafora del mare assume un ruolo fondamentale e dove emerge una frase detta dal padre al figlio: “Ti ho insegnato a credere in qualcosa” mentre il figlio prende l'ultima decisione, sofferta, complicata dalla nascita di un figlio. Immaginazione e fantasia mostrano entrambi entrare nelle acque del mare: ma mentre il padre nudo svanisce, rapito da Poseidone per  tornare nel liquido amniotico che l'ha generato e accedere ad un'altra vita. Il figlio che lo accompagna con i vestiti riemerge trasformato. Una rinascita per entrambi e la scoperta della propria individualità. In questa commistione di simbolico e corporeo nasce una modalità di rappresentazione particolare che sospende il giudizio esplicito e diviene arte.