SorrisoDiverso

Il Blog di Tulipani di Seta Nera

Milo, regia di Daniele Fabietti

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Recensione ad opera di Paola Dei (Psicologo dell'Arte)

Genere: Cortometraggio

Milo è un bambino di 9 anni che si sente diverso dagli altri a causa delle lentiggini che prova a cancellare con limone e spazzolino da denti, ferendosi il volto. La madre, per cercare di sostenerlo lo porta al mare e gli racconta una leggenda nella quale le lentiggini rappresentano una mappa che porta ad un tesoro. Lui si lascia coinvolgere e, fra i due, emerge una reciprocità che si esprime attraverso il corpo e non si limita al semplice scambio ma implica un'intesa e un'armonia che si riflette nei volti, negli sguardi, nei gesti. Milo mentre gioca con la madre, sparisce e sembra inghiottito dal mare, che può essere nascita o morte, come ci ha insegnato il grande regista messicano Cuaron. Ma il bambino riemerge e mostra una conchiglia trovata sul fondale. La conchiglia, come il mare, nei miti greci è il simbolo di prosperità, rinascita e felicità. Segni di un passaggio importante. Anche le onde assumono un significato essenziale: sono in grado di purificare la mente:. L'amore della madre è come un'onda avvolgente che parla all'infinito, come fa il mare e protegge nel suo grembo il figlio. Nella leggenda narrata le parole della madre sono come frecce che scoccano e vanno a colpire esattamente dove lei sa che devono andare.

“Mamma avevi ragione - esclama il bambino - il tesoro c'è..”.