SorrisoDiverso

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L’acqua che scorre nelle tubature diventa il filo conduttore che lega le storie di due famiglie. Le rispettive condizioni di vita sono agli antipodi, metafora del mondo bipolare in cui viviamo: da una parte “mondo di sopra” che può permettersi di scegliere un approccio ecologico, sostenibile e plastic free, ma allo stesso tempo anche di sprecare l’acqua e toglierla a chi ne avrebbe più bisogno. Dall’altro lato il “mondo di sotto”, dove le persone percorrono chilometri ogni giorno, sperando di trovare dell’acqua per sopravvivere.

Se molti non riescono a sostentarsi, altri possono decidere di limitare i propri consumi. Una scelta, come mostra il cortometraggio, molto elitaria e non sempre così etica e sostenibile come sembra.

Il tema del cortometraggio è di grandissima attualità e soprattutto viene affrontato con grande originalità, spingendo la sensibilità dello spettatore a una riflessione molto profonda. La società contemporanea vive infatti il paradosso dello sviluppo: da un lato assunto come indicatore di progresso sociale e dall’altro come portatore di condizioni ambientali negative. L’unico modo per uscirne è risaldare le fratture, spingendo per politiche ambientali che siano contemporaneamente politiche di sviluppo, di innovazione tecnologica, sociali ed energetiche. Politiche che siano realmente eque, partecipate. L’originale cortometraggio ci ricorda l’urgenza di un ripensamento da parte di tutta la società moderna su se stessa. Riflessione che porti ad un nuovo paradigma di pensiero e comportamento che permetta di giungere ad una nuova ridefinizione del rapporto tra uomo e ambiente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Alex è il giovane protagonista della pellicola, logorato da gravi problemi familiari: i genitori sono separati e la madre è alcolizzata. Anche a scuola, Alex ha una materia da recuperare e i suoi compagni lo deridono chiamandolo “fallito”.

Un giorno gli altri ragazzi lo riprendono mentre soccorre la madre in preda a una crisi e caricano il video suoi social. Non vedendo via d’uscita da una situazione tanto disperata, Alex decide di togliersi la vita. 

La pellicola affronta il tema del cyberbullismo, un fenomeno che sta diventando una nuova emergenza sociale, forse ancor più spietato del bullismo “tradizionale” perché subdolo, difficilmente identificabile e arginabile. Sulla rete infatti, spazio e tempo si dilatano, così che i soprusi possono essere visibili da chiunque in qualsiasi momento. Il dolore si moltiplica e rinnova in ogni istante, tanto da indurre a credere che non ci sia altro da fare che togliersi la vita. 

Ma la vita offre sempre un’altra possibilità, soprattutto quando si ha qualcuno accanto ad aiutarci a coglierla, che siano gli amici, la famiglia ma anche un professore. Il cortometraggio infatti spinge a riflettere anche sul ruolo, spesso sottovalutato, dei docenti. Questi infatti non trasmettono soltanto conoscenza, ma contribuiscono a formare le coscienze degli studenti, futuri adulti e cittadini della nostra società.

La storia di Alex è dunque la prova che “quello che era dolore può diventare luce”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Tratto da una storia vera, che potrebbe essere quella di chiunque veda la luce dei ricordi di un proprio caro spegnersi per via dell’Alzheimer e combatte per tenere insieme i pezzi. Una lotta che Oscar intraprende per strappare al tempo ogni attimo, ogni piccolo ricordo della vita insieme a sua moglie Beatrice, che ormai non lo riconosce più. L’Alzheimer comporta infatti una perdita progressiva della memoria e del contatto con la realtà. Allo sbiadire dei ricordi, degli amori e delle passioni di una vita, sfuma anche l’identità.

Così lo stesso Oscar, nel tentativo di tenere in vita quell’esistenza volatile, viene per certi versi “derubato” della propria storia e dei momenti insieme all’amata moglie.

Con la loro bravura, gli attori sono riusciti a trasmettere tutto il dramma e il dolore provocati da una malattia difficile da accettare, soprattutto per i familiari e le persone care che osservano impotenti il dissolversi dei ricordi di una vita.