SorrisoDiverso

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Un documentario che tocca nel profondo con tanta semplicità, una regia calibrata; delicata e costante, che esalta la spontaneità della ricercatrice, la protagonista. È ben girato, spontaneo, talvolta crudele e dolce com’è la realtà dei giovani ricercatori (è loro il futuro, ci ripetono spesso). Sono sognatori con i piedi ben saldi, ma che qui trovano risicati spazi per realizzare i propri sogni. Oltreoceano si potrà, certamente. Fra amori da mantenere, professione da consolidare. È tutto un divenire di attese e mancate realizzazioni. Un film che davvero dovrebbero vedere, specie chi ha il potere di decidere il futuro dei giovani.

Critico: Armando Lostaglio

 

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Per celebrare la Giornata Internazionale della Donna il PCTO Un Futuro per i Diritti Umani ha organizzato un incontro con quattro donne che hanno affrontato la tematica dei diritti delle donne e del women's empowerment attraverso il giornalismo, il cinema e l’arte.

Il PCTO Un Futuro per i Diritti Umani è organizzato dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli studi Roma Tre e coordinato dal prof. Francesco Maiolo, docente di Theory of Human Rights, in collaborazione con la prof.ssa Laura Fotia, docente di Storia e Istituzioni dell’America Latina.

Nell’ordine, discuteranno di gender inequality e di womens’ enpowerment:

Giulia Cerino, autrice del programma televisivo Agorà di Rai3, che insieme a venti sue colleghe giornaliste ha raccontano nel volume collettaneo Senza Giri di Boa (PaperFIRST, 2022), con la prefazione di Chiara Saraceno e con un contributo di Barbara Serracon, testimonianze di donne senza voce che affrontano difficoltà e pregiudizi nell’ambito lavorativo. Prendendo spunto dalla frase pronunciata dalla stilista Elisabetta Franchi: «Le donne le prendo dopo i quattro giri di boa [matrimonio, figli, divorzio, over 40]. Sono tranquille e lavorano h24», è nata la campagna social #senzagiridiboa, che ha ispirato le autrici del libro, da cui è stato tratto anche uno spettacolo teatrale.

Paola Dei, giornalista, scrittrice e docente di psicologia dell’arte, e Paola Tassone, ideatrice del Festival Internazionale della Cinematografia Sociale Tulipani di Seta Nera, in partenariato con Rai Cinema, ha l’obiettivo di promuovere le opere audiovisive, che meglio rappresentano il racconto dei temi sociali e della sostenibilità nonché portare all’attenzione del grande pubblico il valore del contributo delle donne nella società, che, nonostante i progressi fatti, ancora sono considerate il genere debole, che subisce soprusi, violenze, ingiustizie.

Armanda Salvucci, fundraiser, formatrice e presidente dell’Associazione Nessuno Tocchi Mario, ha ideato Sensuability, un progetto dall’obiettivo scandalosamente ambizioso di cambiare l’immaginario collettivo sulle persone con disabilità in modo ironico, gioioso e diretto, attraverso le molte forme in cui l’arte si può esprime, come articoli, concorsi, dibattiti, eventi, film, incontri nelle scuole, interviste, mostre, libri. Grazie all’apprendimento e al dibattito l’ideatrice di Sensuability, con un punto di vista tutto femminile, intende intervenire in modo originale per contrastare gli stereotipi e i pregiudizi culturali, sociali e sessuali sulla disabilità e sulla diversità.

Vi aspettiamo l’8 marzo 2023 dalle 15:00 alle 17:00

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Foto credit: Women empower by Arifur Rahman - licenza

 

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In una combinazione degli opposti in cui primo e ultimo s’identificano, la sorte benigna di quattro personaggi, colti nell’attimo fatale del suicidio, autorizza una loro momentanea sopravvivenza, affidando al rispettivo arbitrio la decisione di una conferma della fine o di un vitale ripensamento. Una sopravvivenza asensoriale e diafana, priva di bisogni primari ed invisibile al prossimo, relegata in un solitario albergo cittadino ma non espropriata del corredo sentimentale utile a ciascuno per valutare quella diversa prospettiva che un ignoto traghettatore ha proposto loro. E per agevolarne la scelta l’innominato concede ai quattro invisibili spettatori la possibilità di uno sguardo sull’immediato futuro, sia nella versione del dopo morte in fotogrammi di una vita che prosegue comunque in loro assenza, sia in una fugace sequenza esistenziale, organizzata come proiezione in una sala vuota di un cinema antico di una Roma notturna e deserta, di un futuro questa volta in loro vitale presenza. A sostegno della decisione soccorre anche la concessione di una giornata di libera uscita tra la gente, con momenti di sensorialità capaci di far gustare - o continuare a ripudiare - la vita perduta, come il pranzo fisicamente realistico sul trabocco e l’allegra conoscenza che tra i quattro sospesi fa Emilia - la giovane ginnasta insoddisfatta del suo eterno secondo posto - di un coetaneo che le si siede accanto con invitante sorriso. Ancora un desiderio a scelta da esaudire e il catalogo dei vantaggi loro concessi è completo; si tratta adesso di scegliere ritornando all’istante dell’atto e così decidere se continuare ad assecondare la pulsione suicida o piuttosto virare gli eventi verso una nuova prospettiva esistenziale, consci che la felicità è di pochi ma che la vita riserva e promette comunque.

La sopravvivenza del dolore nell’anomalo gruppo viene tuttavia lentamente erosa dal progressivo insinuarsi di un fremito sentimentale, evolvendo in una languida e sottintesa nostalgia di felicità; è così che al cospetto di un palpito filiale di Arianna verso il piccolo Daniele che ne assapora il calore materno, al segnale di una scossa d’interesse di Emilia per il giovane avventore che le si avvicina sorridente, l’amore per la vita sigla il suo primato vincente sulla morte.

Non per tutti allo stesso modo però.

Mentre la morte della figlia adolescente per Arianna, la frustrante delusione da eterna seconda di Emilia, la esagerata voracità di ciambelle indotta dal padre in Daniele per guadagnare primati di followers in rete, erano tutti motivi palpabili di insofferenza esistenziale, l’assenza di una ragione giustificante in Napoleone e la presenza in lui di un malessere abissale, così intimo e irrazionale, non gli danno tregua né sollievo neppure in quel limbo di vita sospesa, non esonerandolo dal gesto che sceglie di compiere nuovamente lanciandosi dal ponte. Ed è proprio in quel frammento scenico che il timbro del regista compone la sua impronta finale, offrendola agli spettatori ancora una volta come messaggio di macerante ma concreto ottimismo: Napoleone muore ma al tempo stesso rivive negli analoghi panni del suo momentaneo traghettatore, afflitto in vita dal male oscuro e suicidatosi pure lui gettandosi giù da un ponte. E da rinnovato motivatore d’anime, come il suo provvidenziale angelo s’impegna da quel momento a riacciuffare la vita degli altri nell’attimo fuggente del loro volontario trapasso, assegnando ad ogni eletto una seconda chance di libera autodeterminazione.

Esattamente com’è il jazz, libero e improvvisante, non a caso canticchiato dall’ignoto autista nell’iniziale transito verso l’albergo.

L’artificio filmico e la volutamente meccanica recitazione d’interpreti di qualità - Servillo (l’ignoto) e la Buy (Arianna) che fanno qui ancora una volta egregiamente Servillo e la Buy, la giovane Sara Serraiocco (Emilia), il giovanissimo Gabriele Cristini (Daniele) e un sempre efficace Mastandrea nei panni di Napoleone, oppresso da un incrollabile male di vivere - compongono un lavoro che riflette e fa riflettere, coerente con la linea narrativa del Paolo Genovese di Perfetti sconosciuti e The Place, curioso delle intime dissonanze e attento alle pieghe dei disagi esistenziali, in un’ottica analitica che la maestria del regista adegua al linguaggio filmico con accurata abilità.

Recensione: Dino Petralia.