SorrisoDiverso

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Uno sporco scantinato di San Basilio, un quartiere popolare alla periferia di Roma, è lo scenario di un evento epocale: Fabrizio, un ladruncolo qualsiasi, è riuscito a catturare l’agente segreto di fama internazionale James Bond e lo tiene prigioniero.

Ma cosa provoca la rabbia di un uomo qualunque nei confronti della più affascinante spia del cinema hollywoodiano?

L’agente 007 era il suo idolo d’infanzia e insieme a “Gigio” non si erano persi nemmeno una delle sue fantastiche avventure, fino al giorno in cui la vita gli ha riservato un destino inaspettato. Crescendo, infatti, i falsi miti e gli eroi costruiti dalla televisione finiscono per sgretolarsi sotto i colpi della vita reale, spesso cruda e sporca come lo scantinato in cui Bond è tenuto prigioniero.

Il corto mette in scena il duro scontro tra la realtà e la spettacolarizzazione dell’esistenza operata dalla società di massa, risultando allo stesso tempo divertente e per nulla banale.

 

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Valutazione attuale: 5 / 5

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Lion non è soltanto un cortometraggio del genere horror, ma una storia straordinaria che travolge lo spettatore in un crescendo di azione e paura che si intrecciano a potenti simbologie.  La scena ha inizio in uno chalet isolato nella montagna innevata. Un luogo, a contrasto con il freddo esterno, che dovrebbe evocare tutto il calore e la protezione del focolare domestico. Ma, come spesso accade, la realtà è ben diversa. Leon è un bambino di soli otto anni, dalla folta chioma bionda ma che si mostra allo spettatore con gli occhi tumefatti. Il padre è infatti un alcolizzato e la madre è una donna altrettanto violenta e incapace di ribellarsi.

Il piccolo Leon è appassionato di leoni, animali per antonomasia forti e liberi, simbolo di coraggio, nobiltà e orgoglio. Attraverso questa sua passione, tenta nel sogno la strada per vincere la sua triste quotidianità ed evadere verso un futuro migliore. Ma cosa succederebbe se i desideri diventassero realtà?

Il leone, incarnato da un pupazzo che stringe fra le braccia prima di addormentarsi e a cui chiede di aiutarlo a non essere picchiato ancora, diventa il deus ex machina che interviene a ristabilire l’ordine, simbolo del riscatto dei più deboli, costretti a subire le violenze dei più forti. Violenza che troppe volte rimane silenziosa e insinuandosi ovunque, anche nei luoghi più sperduti, o quelli che dovrebbero essere i più caldi e sicuri, come le mura domestiche.

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Light racconta l’autismo attraverso la storia di una bambina, Aurora, in tutti i suoi modi diversi di “essere nel mondo”, affascinata dall’acqua e dalla (im)possibilità di viverci per sempre dentro, come il suo pesce rosso.

Quella della piccola Aurora, così come migliaia di altre persone, è una mente dalle geometrie differenti, una mente che legge, interpreta ed esprime il proprio essere in modo diverso. E’ come pensare di interagire con il mondo da una bolla o dal fondo di una piscina. Una diversità che provoca un senso di estraneità e di disorientamento di fronte ad una società che si definisce come “normale”.

Altrettanto difficile, e questo la pellicola lo mostra con grande profondità, è la condizione dei genitori dei ragazzi con questo disturbo, alle prese con le difficoltà quotidiane di interpretare le necessità dei figli così da poterli supportare nel migliore dei modi ma anche le piccole conquiste che si possono raggiungere.

Light è la luce della speranza di un futuro migliore, non solo per tutte le persone a cui, direttamente o indirettamente, la malattia avvolge la vita nel buio, relegandole ai margini. La possibilità di una società che sia realmente più inclusiva ed aperta alla diversità non potrebbe che essere un arricchimento per ognuno di noi.