SorrisoDiverso

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La protagonista del cortometraggio è Valeria, una distinta signora di cinquant’anni che viene abbandonata dal marito per una ragazza più giovane, truffata dai commercialisti che la lasciano indebitata e senza lavoro, licenziata dall’azienda in cui lavorava da molti anni.

Sentendosi sola e senza vie d’uscita, Valeria medita di farsi giustizia da sola.

Quello che viene messo in scena è il dramma della società contemporanea che vede lo sgretolarsi delle reti sociali di protezione e l’indebolimento dei legami tradizionali, verso la fluidità del mercato del lavoro e l’individualizzazione dell’esistenza del singolo, divenuto unico responsabile delle proprie scelte e dei propri insuccessi. Tutti questi processi lasciano l’individuo in balia di un senso di vulnerabilità e insicurezza, e di una solitudine tali da spingere chiunque, anche i più insospettabili, a compiere gesti estremi e disperati.

Ma è sempre più facile condannare che provare a comprendere. Il messaggio che la storia di Valeria vuole trasmettere allo spettatore è che, anche nei momenti più bui, ognuno di noi deve trovare dentro di sé la forza per andare avanti. Non la violenza ma il perdono, solo questa è la chiave di volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 3 / 5

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Alice è una giovane donna che vive felice e serena insieme alla sua compagna Andrea. Alle due manca soltanto una cosa, avere un figlio. Dopo diversi tentativi con la fecondazione artificiale, arriva per Alice la gioia di essere rimasta incinta. Purtroppo però, sarà un altro terribile evento a cambiare per sempre le loro vite, mettendole a dura prova.

Alice però è una donna determinata e per superare il tragico evento, saprà mettere in gioco tutta la sua forza, supportata dalla sua compagna e dalla sua famiglia.

Il cortometraggio tiene insieme, intrecciando sapientemente, senza mai essere banale, diverse tematiche di grandissima attualità come l’ansia e la sofferenza delle coppie alla ricerca di un figlio, il dolore della perdita, la violenza, l’omofobia, la difficoltà nell’accettazione della diversità. Ma la storia di Alice mostra allo stesso tempo che non c’è dolore che non possa essere superato, così come non c’è ferita che non si possa rimarginare grazie all’amore e alla forza di volontà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 5 / 5

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La pellicola ripercorre i luoghi e la storia di Rosario Livatino, il “giudice ragazzino”, come era stato definito per la sua giovane età, ucciso nel 1990 dalla mafia mentre si recava a lavoro al Tribunale di Agrigento.

Essere “la legge in una terra senza Stato o lo Stato in una terra senza legge” era stata la sua missione, segnata da un’infaticabile ricerca della verità che gli è costata la vita. Negli anni Novanta infatti, la mafia puntava a colpire lo Stato nella sua interezza, attaccandone le fondamenta, istillando la paura ed uccidendo chi stava dedicando la propria vita ad estirpare il fenomeno criminale più pervasivo che il nostro Paese abbia mai visto. La mafia è infatti in primo luogo un’enorme organizzazione economica che muove oltre 110 miliardi l’anno, ma anche un comportamento, un habitus acquisito ed incorporato dalle persone, fatto di omertà, onore, rispetto, riservatezza e complicità. Sono proprio questi valori che fungono da “cinghia di trasmissione” per un sistema che si riproduce e si cementifica da secoli, rendendo ancora più ardua la missione di chi vi si oppone che spesso non trova un contesto culturale solidale.

Il cortometraggio, sempre di grandissima attualità, vuole essere un omaggio alla memoria del giudice Livatino così come a quella di tutte le migliaia di vittime della mafia. Uomini, donne e bambini che troppo spesso finiscono per essere dimenticati.