SorrisoDiverso

Il Blog di Tulipani di Seta Nera

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di Paola Tassone

È passato quasi più di un mese da quando Papa Francesco ha aperto la porta santa di San Pietro. Porte aperte quindi…. Ma vorrei pensare che attraverso quest’anno Santo, oltre alla porta della Misericordia di Dio che è sempre aperta, il senso del gesto di attraversare le Porte Sante significasse per noi tutti, come dice Papa Francesco, scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e va incontro personalmente a ognuno di noi. È Lui che ci cerca! È Lui che ci viene incontro!
Per la prima volta, la porta Santa oltre che nelle basiliche papali, è stata aperta anche in Africa, ponendo di fatto quel continente davanti al mondo perché se ne percepisse la potenzialità in relazione al futuro dell’umanità. Tuttavia, Roma rimane protagonista del giubileo. A un mese esatto dall’inizio dell’anno santo, si registrano più di un milione di presenze agli eventi giubilari. Questi numeri fanno pensare alle tante persone che hanno sfidato paura e tentativi di marginalizzare per essere presenti. UltimamenteRoma ha cambiato volto con la presenza delle forze dell’ordine in ogni luogo pubblico e in ogni stazione della metropolitana. Questo ha reso più sicuri gli eventi e la città ha vissuto questi giorni di festa con la dovuta serenità. Il percorso riservato ai pellegrini mostra ogni giorno gruppi di fedeli che con la croce giubilare si avviano pregando verso la porta santa. Una testimonianza di fede che commuove e non lascia indifferenti.
Sarà un anno dedicato al coraggio, in cui dovrà radicarsi la convinzione della misericordia... Varcare la Porta Santa ci faccia sentire partecipi di questo mistero di amore e di tenerezza. Pensiamo a cosa serve una porta. La porta serve per separare e far comunicare due spazi; certamente serve per custodire, non per respingere. La porta si apre per far entrare qualcuno, anche quando quel qualcuno ha paura di entrare o non ne ha la forza. Penso a quanta gente ha perso la fiducia, non la fede, la fiducia di affidarsi agli altri. Ma se domani alla porta del proprio cuore bussasse il Signore, per favore accoglietelo e sorridete anche a quella persona sconosciuta: forse avrà bisogno del vostro aiuto, aiutatela e accuditela, forse è Lui!

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di Paola Tassone

Anno dopo anno, incontro dopo incontro, i cambiamenti sia sul piano affettivo che lavorativo condizionano il nostro stile di vita. Uno stile di vita funzionale richiedePer averne uno funzionale è necessaria una condotta spesso inconciliabile con i normali ritmi di vita, che determinano un comportamento sedentario e un’a alimentazione non equilibrata. Quindi nonNon affidatevi alla prima persona che vi da consigli generici, a riviste ed a integratori alimentari che vi promettono grandi risultati. Ma cercateCercate invece con attenzione lo specialista che vi metterà a vostro agio, rivelando le abitudini alimentari errate, e correggerà i comportamenti più deleteri, approfondendo e approfondirà le cause dello stress,. sSolo in questo modo si otterràsi può ottenere un quadro individuale della situazione e, di conseguenza, un aiuto mirato e personale.
A lungo andare le abitudini e i comportamenti inadeguati, il lavoro ed gli impegni sempre più pressanti, nonché i comportamenti alimentari errati, possono avere un impatto sul proprio benessere: da un diffuso senso di spossatezza generale, all’insorgenza di patologie. È Ed è in questo contesto che scegliere di prendersi cura di se stessi è fondamentale. Intraprendendo per scelta un sano modo di nutrirsi, non basatoa sulle privazioni, ma caratterizzato da una con una dieta bilanciata e da attività fisica, binomio questo, che ci può essere di grande aiuto.
Nel frattempo, suggerisco piccoli consigli - ma non dimenticate il primo, fatevi sempre accompagnare nel vostro percorso di cambiamento dal giusto professionista -: in primis attenzione alla qualità e alla quantità del cibo; durante la giornata trovate un momento da dedicare a voi stessi, anche 40’ di camminata veloce potrebbero andar bene; in ufficio non accettate tentazioni da parte di colleghi che vi offrono dolcetti, patatine e pizzette. A volte, infatti, scatta una sorta di vera e propria compulsione all’assaggio che si dovrebbe evitare,: al bar, in pasticceria, al ristorante, completamente inconsapevole. Ti offronovi viene offerto qualcosa e una cosa e tu automaticamente si accettai, anche se non si hai fame.
Se lo desiderate, la ricerca scientifica fornisce mezzi e strumenti nuovi per realizzare la prevenzione in ambito sanitario. La nutrigenomica è la recentissima frontiera della ricerca sulla nutrizione umana, che studia gli effetti delle interazioni tra nutrienti e molecole bioattive, presenti nella dieta, con in relazione ail genoma umano. Oggi si possono analizzare attraverso specifici test genetici alcuni geni marcatori associati a specifiche proteine indispensabili per la corretta omeostasi del corpo e dei network metabolici. La valutazione dei polimorfismi genetici e/o la loro combinazione forniscono la predisposizione ad alcune malattie complesse come: il diabete,, rischi cardiovascolari, la celiachia, l’osteoporosi ed alcune intolleranze enzimatiche. Identificare, nel proprio genoma, le variazioni di questi geni e personalizzare l’alimentazione in base alle proprie predisposizioni genetiche favorirà il mantenimento della propria salute.
Pertanto, se impariamo a rispettare ciò che ci serve davvero, controllando la dieta e cercando di non fare più scelte sbagliate in tema di cibo, e per esempio non mangiando più del dovuto, guadagneremote sicuramente in salute e forma fisica.

Fonti:
http://www.nutritionandgenetics.org/
Feruson 2015. The value of nutrigenomics science. OMICS. 30 Nov.
Fenech M. 2015. Nutrigenomics and Nutrigenetics: the New Paradigm for Optimising Health and Preventing Disease. J Nutr Sci Vitaminol, 61
Ozanne S. 2014. Nutrigenomic programming of cardiovascular and metabolic diseases. Free Radic Biol Med., Oct;75

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di Paola Tassone

Una amica mi ha segnalato questo video, un’inestimabile testimonianzasociale che vorrei condividere con voi: La storia di Massimo Max Fanelli - 55 anni - malato di SLA. La malattia, come racconta Max, ha iniziato a manifestarsi dal mignolo fin a diffondersi in tutto il corpo, sottraendogli qualsiasi privilegio. Comunicare per lui è possibile attraverso l’occhio collegato a un computer all’avanguardia, che legge i movimenti del suo sguardo Da quando è costretto in questa condizione, la sua frase chiave è diventata : “questo meglio che niente” .https://www.youtube.com/watch?v=kBvSMjZFXW8