SorrisoDiverso

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Sessualità, disabilità e lockdown; un trinomio delicatissimo che il regista ha affrontato con la leggerezza necessaria ad attrarre un pubblico eterogeneo in grado di attraversare tematiche pregnanti e complesse. Il cortometraggio nato dall'incontro del protagonista, Carmelo Comisi, tetraplegico a causa di un incidente stradale, con Elisa Capo che fa parte del network che organizza il Disability Pride in Italia la quale ha detto: “Una sit down comedy per ridere di quello che siamo o che stiamo passando, perché attraverso l'ironia è possibile anche esorcizzare e semplicemente aiutare gli altri ad entrare in una situazione con il sorriso”. Le clip ironiche illuminano aspetti della vita di un disabile che troppo spesso non vengono presi in considerazione. Un modo intelligente e irriverente quello di Carmelo di condividere la sua situazione affrontandola con leggerezza capace di abbattere stereotipi e pregiudizi. Uno sguardo diverso per raccontare come la sensualità e la capacità ironica non siano colo prerogativa di corpi perfetti.

 

 

 

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Girata interamente con IphoneX la digital series racconta il bisogno di contatto e la capacità di adattamento dell'essere umano in tempo di pandemia. La ricerca di un collegamento con il mondo ha permesso a due creativi di comunicare attraverso il vedere, l'ascoltare, il pensare. Notevole la capacità di ripresa del cineasta che riesce a unire spazi e agglomerati urbani dove si intrecciano tempi ed emozioni per costruire l'incontro. Il percorso è ricco di sorprese fra angolazioni, inclinazioni, orizzonti che permettono agli spettatori di immergersi nelle immagini, seguendo una composizione visiva che incastona il personaggio ripreso: Valentina, fra i motivi geometrici che grazie alla potenzialità immaginifica evocano la metafisica. Una composizione minuziosa e precisa, un preludio che ci conduce alla scena finale dove, dal contatto con l'ambiente si passa al contatto fra i corpi.

 

 

 

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I ragazzi di SIC EST dimostrano davanti alla videocamera dell'autore la stessa disinvoltura che hanno quotidianamente interagendo con i propri smartphone. Il merito del documentario consiste proprio in questo: sfruttare tale agio per offrire ai giovani protagonisti l'opportunità di aprirsi e connettere dentro un abbozzo di racconto i frammenti della propria esistenza. Le varie storie, nel loro andirivieni, sembrano pertanto dialogare l'una con l'altra. “Sic est” è il reportage di una presa di coscienza collettiva che valorizza ogni singola individualità. Nel finale, le maschere cadono e una “istantanea in movimento” illumina nuovi sguardi al di là delle parole.