SorrisoDiverso

Valutazione attuale: 5 / 5

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FRANCESCO

Sinossi : Attraverso la figura e il lavoro di papa Francesco, il film ci mostra un percorso per tentare di comprendere quali azioni compiere per lasciare un futuro migliore alle generazioni a venire, soprattutto sulle sfide più urgenti del nostro secolo: il cambiamento climatico, il fenomeno delle migrazioni e dei rifugiati, la ricerca della pace e della tolleranza tra le religioni, la giustizia di genere e di identità, la salute e l’uguaglianza sociale ed economica. Con interviste esclusive a Sua Santità Papa Francesco, Sua Santità Papa Emerito Benedetto XVI, Mark Kennedy Shriver, Suor Norma Pimentel, Juan Carlos Cruz e molti altri.

Regia: Evgeny Afineevsky

Fotografia: Evgeny Afineevsky

Musiche: Adam Peters

Montaggio: Dan Swietlik

Durata: 118′

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Produzione: EVGENY AFINEEVSKY, DEN TOLMOR, ERIC ESRAILIAN TERI SCHWARTZ PER AFINEEVSKY-TOLMOR, UCLA SCHOOL OF THEATER, FILM AND TELEVISION, PFX POSTPRODUCTOIN, VISUAL EFFECTS STUDIO, IN ASSOCIAZIONE CON DIAMOND DOCS

NOTE

– EVENTO SPECIALE ALLA XV FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2020).

 

RECENSIONE

Ha ragione Laura Delli Colli, Presidente della Fondazione Cinema per Roma, con una delle sue battute più azzeccate, alla conferenza stampa di chiusura della Festa ha detto che questa eccezionale e straordinaria 15esima edizione e’ stata illuminata da due “Francesco”, Totti e Papa Bergoglio, se l’accostamento non possa essere percepito come irriguardoso, perché in effetti non lo e’. Per costruire questo ritratto del Santo Padre, ad Evgeny Afineevsky ci sono voluti 3 anni di ricerche e di duro lavoro. Il risultato e’ davvero stupefacente. Un capolavoro. Ne esce un gigante mondiale. In un’epoca in cui le leadership mondiali traballano, Papa Bergoglio svetta su tutti per autorevolezza, per coraggio, per capacità di incidere e cambiare (in meglio) la realtà che lo circonda. Per indirizzare le politiche mondiali verso un mondo migliore, e sostenibile per le nuove generazioni. In cui al centro sia l’essere umano, senza distinzioni di razza, religione, censo, orientamento sessuale. Ma con la dignità dell’essere umano, da preservare come bene supremo. Emergono, rifuggendo da ogni agiografia, vere e proprie rivoluzioni copernicane nella dottrina della Chiesa cattolica. Dalla pietra tombale messa una volta per tutte sugli abusi sessuali perpetrati dai religiosi, senza tolleranze, senza insabbiamenti, senza ipocrisie. Alla considerazione dei gay come persone così create da Dio, amate da Dio per come sono e che meritano rispetto e considerazione e meritano di fare famiglia (senza mai, accuratamente, però, pronunciare la parola “matrimonio”). Parole definitive sul genocidio egli armeni. Presa di posizione chiara e senza infingimenti a difesa degli ultimi, dei deboli, dei perseguitati, indipendentemente dalla loro fede, razza, ecc. (il caso degli islamici Rohingya, e di tutti i rifugiati, a cominciare di quelli di Lampedusa, non a caso, prima visita del suo pontificato). Il film si apre e si chiude sulla immagine, potentissima, che e’ andata sulle tv di tutto il mondo, del Santo Padre che, da solo, attraversa a piedi, faticosamente, una piazza S. Pietro spettralmente vuota, di notte, in pieno lockdown, con un selciato livido di pioggia. Un dimostrazione di forza sovraumana e di empatia universale per il dolore del mondo. Da non perdere.

   VALUTAZIONE SINTETICA : 9

DONNA DI QUADRI

Sinossi: Graziella Lonardi Buontempo, mecenate, collezionista e amante dell’arte contemporanea, nasce a Napoli nel 1928. Trasferitasi a Roma, inizia a frequentare artisti emergenti, sostenendoli e diventandone orientatrice e punto di riferimento. Il documentario racconta la sua avventura attraverso le voci di amici, familiari, collaboratori e grandi artisti che ne hanno incontrato il talent, da Achille Bonito Oliva a Raffaele La Capria e Lina Wertmüller.

Regia: Gabriele Raimondi

Altri titoli: Donna di quadri – Graziella Lonardi Buontempo

Durata: 65′

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Produzione: CLEMART REALIZZATA DA 3D PRODUZIONI IN COLLABORAZIONE CON SKY ARTE

– PRESENTATO ALLA XV FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2020) NELLA SEZIONE ‘OMAGGI’.

RECENSIONE


Alla proiezione della Festa del Cinema di Roma, riservata alla stampa, di venerdì 23 ottobre alle ore 19 al cinema Savoy di Roma, sono stato l’unico spettatore. Un vero peccato che i giornalisti accreditati non abbiamo visto questo film. Che e’ un piccolo capolavoro assoluto. Per aver dato lustro ad un personaggio di straordinario spicco della cultura e dell’arte della seconda metà del secolo scorso, come Graziella Lonardi Buontempo, una eccezionale donna che , come dice nel film Roberto Capucci, “sapeva di essere bella, ma non lo dimostrava”. Per aver costruito il ritratto con tecnica cinematografica sopraffina, con un montaggio nervoso e veloce di tante testimonianze di alto livello. Per aver usato sapientemente il materiale di repertorio. Per aver delineato, in soli 65 minuti, una personalità determinante per l’arte contemporanea e di avanguardia. Un film imperdibile.   

VALUTAZIONE SINTETICA : 10

L’OMBRA DELLE SPIE

GRAN BRETAGNA – 2020

Sinossi : La storia vera di Greville Wynne, un uomo d’affari inglese, che durante gli anni della Guerra Fredda divenne una spia, reclutata dall’MI6 – l’intelligence britannica – per ottenere informazioni. A causa del suo lavoro, infatti, Wynne era solito viaggiare nell’Europa orientale, motivo che spinse i servizi segreti a ingaggiarlo come corriere, così da ottenere da una fidata fonte russa, Oleg Penkovsky, le informazioni top-secret sul programma nucleare sovietico e la crisi dei missili cubani. Un reclutamento, quello di Wynne, che lo ha portato a percorrere vie pericolose e a rischiare la sua stessa vita, pur di salvare il mondo da una catastrofe nucleare…

Regia: Dominic Cooke

Attori: Benedict Cumberbatch – Greville Wynne, Merab Ninidze – Oleg Penkovsky, Rachel Brosnahan – Emily Donovan, Jessie Buckley – Sheila Wynne, Anton Lesser – Bertrand, Angus Wright – Dickie Franks, Vladimir Chuprikov – Nikita Krushchev, Kirill Pirogov – Gribanov, Keir Hills – Andrew Wynne, Mariya Mironova – Vera, James Schofield – Cox, Fred Haig – Lee, Jonathan Harden – Leonard, Olga Koch – Irina

Sceneggiatura: Tom O’Connor

Fotografia: Sean Bobbitt

Musiche: Abel Korzeniowski

Montaggio: Gareth C. Scales

Scenografia: Suzie Davies

Arredamento: Charlotte Dirickx (Charlotte Watts)

Costumi: Keith Madden

Titolo originale: Ironbark

Durata: 112′

Colore: C

Genere: DRAMMATICO, STORICO

Produzione: ADAM ACKLAND, BEN BROWNING, BEN PUGH, RORY AITKEN PER 42, FILMNATION ENTERTAINMENT, SUNNY MARCH

Distribuzione: EAGLE PICTURES

NOTE

– PRESENTATO ALLA XV FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2020) NELLA SEZIONE ‘TUTTI NE PARLANO’.

RECENSIONE

Ancora una volta un film inglese praticamente perfetto. Non c’e nulla da fare, il regno unito, sui film, ha una marcia in più rispetto a tutti gli altri. Film di genere, lineare, comprensibile, che guarda al grande pubblico, senza mai perdere di vista la qualità cinematografica. Impeccabile, non si riesce a trovare un difetto o una sbavatura. Attori splendidi. Messa in scena e confezione di altissimo livello. Avvincente e divertente. Da non perdere.

VALUTAZIONE SINTETICA : 8.5/9

ANOTHER ROUND

DANIMARCA – 2020

Sinossi : C’è una teoria secondo la quale tutti noi siamo nati con una piccola quantità di alcol già presente nel sangue e che, pertanto, una piccola ebbrezza possa aprire le nostre menti al mondo che ci circonda, diminuendo la nostra percezione dei problemi e aumentando la nostra creatività. Rincuorati da questa teoria, Martin e tre suoi amici, tutti annoiati insegnanti delle superiori, intraprendono un esperimento per mantenere un livello costante di ubriachezza durante tutta la giornata lavorativa. Se Churchill vinse la seconda guerra mondiale in preda a un pesante stordimento da alcol, chissà cosa potrebbero fare pochi bicchieri per loro e per i loro studenti? I primi risultati sono positivi e il piccolo progetto degli insegnanti si trasforma in un vero e proprio studio accademico. Sia le loro classi che i loro risultati personali continuano a migliorare e il gruppo si sente di nuovo vivo! Ben presto alcuni dei partecipanti vedono ulteriori miglioramenti e altri escono dai binari. Diventa sempre più chiaro che, anche se l’alcol può aver alimentato grandi risultati nella storia del mondo, alcuni azzardi portano delle serie conseguenze.

Regia: Thomas Vinterberg

Attori: Mads Mikkelsen – Martin, Thomas Bo Larsen – Tommy, Magnus Millang – Nikolaj, Lars Ranthe – Peter, Maria Bonnevie – Trine, Helene Reingaard Neumann – Amalie, Susse Wold – Preside, Magnus Sjørup – Jonas, Silas Cornelius Van – Kasper, Albert Rudbeck Lindhardt – Sebastian, Martin Greis-Rosenthal – Capocameriere, Frederik W. Rasmussen – Malthe, Aksel Vedsegaard – Jason, Aya Grann – Josephine, Gustav Sigurth Jeppesen – Rasmus, Freja Bella Lindahl – Caro, Mercedes Claro Schelin – Laura, Cassius Browning – Sander, Maria Ovi – Sigrid, Clara Phillipson – Nicola, Lucas Helt – Fjonk, Dorte Højsted – Bartender Karin

Sceneggiatura: Thomas Vinterberg, Tobias Lindholm

Fotografia: Sturla Brandth Grøvlen

Montaggio: Anne Østerud, Janus Billeskov Jansen

Scenografia: Sabine Hviid

Costumi: Ellen Lens, Manon Rasmussen

Suono: Jan Schermer, Hans Møller

Altri titoli: Another Round; Drunk

Durata: 115′

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SCOPE

Produzione: KASPER DISSING, SISSE GRAUM JØRGENSEN PER ZENTROPA ENTERTAINMENTS

Distribuzione: MOVIES INSPIRED

NOTE

– SELEZIONE UFFICIALE ALLA XV FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2020).

– SELEZIONE UFFICIALE AL 73. FESTIVAL DI CANNES (2020).

RECENSIONE

Thomas Vinterberg, sempre più lontano dagli stilemi del “Dogma 95”, ma non dimentico del meglio di quella lezione, ci regala un altro grande film. Che si prende gioco di tanti perbenismi con sublime ironia. E con citazioni coltissime e gustosissime (la carrellata dei discorsi ebbri dei grandi leader mondiali e’ da antologia). Cita Kierkegaard ad esergo iniziale (Cos’e’ l’amore? Il contenuto del sogno!”). E chiude con “Osare e’ perdere momentaneamente l’equilibrio. Non osare e’ perdere sé stessi!”, di Nietzsche. Da non perdere.  

Curiosità, ho chiesto al regista : “quanto può essere stata di ispirazione la lezione della commedia all’italiana classica, che fa ridere e fa pensare ed ha come ingrediente essenziale anche un pizzico di cattiveria? Il film può essere visto come una commedia sentimentale tra l’essere umano e la gioia di vivere, scandita nelle tre fasi classiche con una prima fase di innamoramento, una fase di crisi, con le conseguenze nefaste dell’alcolismo e con un decesso, ed una fase finale di trionfo della vita, nel senso globale, morte compresa, che e’ parte integrante della vita?”.  

La risposta di Thomas Vinterberg : “Mads continua a dirmi che ho fatto un film italiano, la cosa mi intriga. E’ vero. C’e’ un pizzico di italianità. Sono un grande ammiratore di Pasolini,Fellini. Forse c’e’ un rapporto con quegli straordinari maestri del cinema. Non e’ un film che può ritenersi una commedia. E per me e’ difficile definire questo film, parla della vita in un modo tale che può essere ispirazione per vivere, divertente, ma si parte da un momento tragico, di persone che hanno perso la voglie di vivere. Molti mi dicono nel finale cade, vola? Per me vola. Ha ripreso in mano la sua vita. Vola verso una nuova vita con la moglie”.

 VALUTAZIONE SINTETICA : 8

THE SPECIALS

FRANCIA – 2019

Sinossi : Bruno e Malik sono dediti all’educazione, quella dei bambini autistici; entrambi responsabili di due organizzazioni non profit separate, i due insegnano a ragazzi provenienti da realtà sociali problematiche a prendersi cura di casi più difficili che sono stati rifiutati da tutti gli altri insegnanti e istituzioni.

Regia: Eric Toledano, Olivier Nakache

Attori: Vincent Cassel – Bruno, Reda Kateb – Malik, Hélène Vincent – Hélène, Bryan Mialoundama – Dylan, Alban Ivanov – Menahem, Benjamin Lesieur – Joseph, Marco Locatelli – Valentin, Catherine Mouchet – Dott.ssa Ronssin, Frédéric Pierrot – Ispettore IGAS, Suliane Brahim – Ispettrice IGAS, Lyna Khoudri – Ludivine, Aloïse Sauvage – Shirel, Djibril Yoni – Fabrice, Ahmed Abdel-Laoui – Mounir, Darren Muselet – Cédric, Sophie Garric – Eva

Soggetto: Eric Toledano, Olivier Nakache

Sceneggiatura: Eric Toledano, Olivier Nakache

Fotografia: Antoine Sanier

Montaggio: Dorian Rigal-Ansous

Scenografia: Julia Lemaire

Arredamento: Virginie Destiné

Costumi: Isabelle Pannetier

Effetti: Roxane Fechner – (supervisione)

Suono: Pascal Armant, Sélim Azzazi

Altri titoli:

The Specials

Durata: 114′

Colore: C

Genere: COMMEDIA, SOCIALE

Produzione: NICOLAS DUVAL ADASSOVSKY PER QUAD, TEN CINEMA, IN COPRODUZIONE CON GAUMONT, TF1 FILMS PRODUCTION, BELGA PRODUCTIONS, 120 FILMS

Distribuzione: EUROPICTURES IN COLLABORAZIONE CON LUCKY RED

Data uscita 29 Ottobre 2020

– FILM DI CHIUSURA AL 72. FESTIVAL DI CANNES (2019).

– EVENTO SPECIALE ALLA XVIII EDIZIONE DI ‘ALICE NELLA CITTÀ’ (2020), SEZIONE AUTONOMA E PARALLELA DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA.

– REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: CANAL+, OCS, TF1, CINE+.

– COLLABORAZIONE ARTISTICA: MATHIEU VADEPIED.

RECENSIONE

Eric Toledano e Olivier Nakache hanno avuto un successo stratosferico in tutto il mondo con “Quasi Amici”. Confermando la loro straordinaria capacità di raccontare storie in modo brillante, e mai banale, con i successivi “Samba” , del 2014 e “C’est la vie! – Prendila come viene”, del 2016. Questa volta superano se stessi ed arrivano al capolavoro assoluto. I due registi conoscevano da oltre 20 anni le due associazioni di assistenza a bambini autistici molto problematici, che hanno ispirato il film. Hanno maturato per lungo tempo la loro decisione di raccontarne la edificante vicenda. Si sono presi tutto il tempo di avvicinare queste realtà. Di familiarizzare con le stesse, portandosi dietro i due eccellenti protagonisti, Vincent Cassel e Reda Kateb , offrendo loro non un copione precostituito, ma solo la prospettiva di una avventura umana. Hanno trasformato i veri educatori in attori e mischiato attori a veri pazienti autistici. Filmando un film di finzione pura  dove si respira più realtà che in un documentario. Ma con una brillantezza, una energia, un acume, un ritmo fuori dell’ordinario. Con la loro idea di cinema, che e’ diventata inimitabile cifra stilistica: cinema corale, divertente, con un grande senso dei tempi comici, trattando pero’ temi alti e importanti, anche tragici. Si dice sempre che il cinema non cambia il mondo. Ma la proiezione di questo film alla presidenza della repubblica francese ed al parlamento ha dato impulso ad un processo di investimenti pubblici lungo un necessario cammino di superamento delle fragilità del sistema sanitario francese. Speriamo sia di ispirazione anche da noi.  Capolavoro, da non perdere.

Curiosità : ho chiesto ai registi : “prima di tutto grazie di questo film entusiasmante. 2 domande ai registi. In che misura il film riflette la realtà? Ed in quale misura e’ stata di ispirazione la commedia all’italiana classica dei Risi, Scola, Monicelli, che fa ridere e fa pensare, senza dimenticare un ingrediente fondamentale, un pizzico di cattiveria? “

La risposta di Eric Toledano : “di tutto quello che c’e’ di falso nel film, non e’ vero che Vincent Cassell non ha successo con le donne. Non e’ un documentario, ma un vero film di finzione. Una madre ha detto che il loro figlio ha avuto una relazione di amicizia con l’educatore migliore di qualsiasi altra mai avuta in precedenza. L’ispirazione e’ stata la commedia, lo confermiamo. Anche con un pizzico di cattiveria, questa e’ una buona sottolineatura. Queste persone fanno del bene, senza rischiare di scadere nel buonismo. Magari la prossima vota ci metteremo un po’ di cattiveria in più.”.

VALUTAZIONE SINTETICA : 10

MESTARI CHENG - MEET THE MASTERS  

FINLANDIA, GRAN BRETAGNA, CINA - 2019

Sinossi : Dopo la morte di sua moglie, lo chef professionista Cheng arriva con il giovane figlio in un remoto villaggio della Finlandia per ritrovare un vecchio amico, finlandese, conosciuto a Shanghai. Al suo arrivo, nessuno nel villaggio sembra conoscere questa persona, ma Sirkka, proprietaria di una caffetteria, gli offre un alloggio. In cambio, Cheng la aiuta in cucina preparando le delizie della cucina cinese. A poco a poco, la sua cucina permette l'unione di queste culture molto diverse tra loro e Cheng diventa una celebrità all'interno della comunità. Sfortunatamente, però, il suo visto turistico sta per scadere. Gli abitanti del villaggio cercheranno quindi di elaborare un piano per aiutarlo a rimanere...

Regia: Mika Kaurismäki 

Attori:  Anna-Maija Tuokko  - Sirkka, Chu Pak Hong  - Cheng, Kari Väänänen  - Romppainen, Lucas Hsuan  - Nunjo, Vesa-Matti Loiri  - Vilppula

Sceneggiatura: Hannu Oravisto - (sceneggiatura originale), Mika Kaurismäki - (adattamento), Sami Keski-Vähälä - (adattamento)

Fotografia: Jari Mutikainen

Musiche: Anssi Tikanmäki

Montaggio: Tuuli Kuittinen

Scenografia: Maria Hulkkonen

Altri titoli: Master Cheng

Durata: 114'

Colore: C

Genere: COMMEDIA, DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 4K

Produzione: MIKA KAURISMÄKI, IAIN BROWN, CHUN YI YUEH PER MARIANNA FILMS, BY MEDIA, HAN RUAN YUAN HE

 RECENSIONE

 Il 65enne finlandese Mika Kaurismäki, dopo il successo dell'opera prima "The Liar", insieme al fratello Aki (di due anni più giovane) e ad alcuni amici ha fondato la società di produzione cinematografica Villealfa Filmproductions,una delle più importanti compagnie dedicate ai film a basso costo o senza budget, che alla fine degli anni Ottanta era la terza più grande di tutti i tempi in Finlandia. Nel 1987 ha fondato la Marianna Films: la sua prima produzione indipendente è stata il pluripremiato "Zombie and the Ghost Train". Nel 1994 ha realizzato nella giungla brasiliana il documentario "Tigrero: A Film That Was Never Made" con Samuel Fueller e Jim Jarmusch, ricevendo il premio della critica internazionale al Festival di Berlino nel 1994. Nel corso degli anni Novanta si è stabilito a Rio de Janeiro e ha iniziato a concentrarsi maggiormente sulle coproduzioni internazionali, di cui la più importante finora è la commedia “Los Angeles senza meta”. Con "Mama Africa", documentario sulla cantante Miriam Makeba, ha vinto il Premio del Pubblico al Festival di Berlino 2011. Ha ricevuto quattro premi Jussi, il maggiore riconoscimento del cinema finlandese. Mika Kaurismäki era, dunque, per la sua visione internazionale, il più adatto a questa (improbabile) co-produzione finlandese/inglese/cinese. L’intento del film e’ proprio l’incontro tra culture molto diverse. Ennesima dimostrazione che se il “diverso”, lo straniero, lo conosci non ne hai più paura e non c’e’ più motivo per combatterlo. Dopo una iniziale diffidenza, infatti, gli abitanti della sperduta parte finlandese della Lapponia (una rarità sul grande schermo), che mangiavano tutti i giorni patate e salsicce, sempre le sesse, presso la tavola calda di Sirkka, imparano ad apprezzare le strane pietanze cinesi, magistralmente confezionate dal Cheng del titolo. Ed anche a costatare il loro straordinario effetto terapeutico. Cheng (il pluripremiato attore di teatro Chu Pak Hong) nel film dice a Sirkka : “il buon cibo rende felici. E’ importante. Il cibo può guarire a volte. Cibo che scalda d’inverno e rinfresca d’estate. Calmante per i nervosi, eccitante per i pigri. Cibo diverso anche per uomo e donna”. Un film delizioso, delicato, garbato. Denso di poesia, di tenerezza, di amore, di sentori e sapori, di sentimenti, di gioie e di dolori. Imperdibile.

Curiosità : ai titoli di coda non scappate via come se la sala bruciasse, c’e’ un tripudio di immagini di cibi che vale il prezzo del biglietto.

VALUTAZIONE SINTETICA : 8.5

SALVATORE – SHOEMAKER OF DREAMS

ITALIA – 2020

Sinossi : L’appassionante storia umana, artistica e imprenditoriale di Salvatore Ferragamo, dall’infanzia a Bonito, dove ha realizzato le sue prime scarpe, al viaggio in America in cerca di fortuna, dalle esperienze a Hollywood al ritorno in Italia, dal rischio del fallimento alla rinascita nel suo laboratorio di Firenze fino alla definitiva consacrazione. Carattere, istinto, genio, curiosità e straordinaria intuizione. Il docufilm mostra il mistero e il fascino di una figura complessa, un’icona della moda italiana e mondiale che non ha mai perso di vista l’importanza dei legami famigliari. Immagini inedite e testimonianze uniche vedono protagonisti, accanto ai membri della famiglia Ferragamo, il regista Martin Scorsese, la costumista Deborah Nadoolman Landis, e numerosi studiosi, docenti, stilisti, giornalisti, critici di moda e cinematografici.

Regia: Luca Guadagnino

Attori: Michael Stuhlbarg – Narratore

Sceneggiatura: Dana Thomas

Fotografia: Clarissa Cappellani, Massimiliano Kuveiller

Montaggio: Walter Fasano

Durata: 120′

Colore: C

Genere: DOCUFILM

Produzione: FRANCESCO MELZI D’ERIL E GABRIELE MORATTI PER MEMO FILMS

NOTE

– FUORI CONCORSO ALLA 77. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2020).

– PRODUTTORE ESECUTIVO: STELLA SAVINO.

RECENSIONE

E’ (quasi) sempre vero che quando l’oggetto di un documentario e’ strepitoso, anche il documentario finisce con l’essere tale. Ma qui lo straripante talento di Luca Guadagnino riesce a fare qualcosa di più. Molto di più. Afferra l’attenzione dello spettatore con la prima sequenza (scarpe straordinarie che passano di mano in mano, di artigiani di bravura insuperabile, per le diverse fasi di lavoro), e non la molla più per oltre 2 ore , fino alla fantasmagorica danza finale di scarpe da sogno. Non e’ da tutti. Ci riesce solo che ama il suo lavoro fino alla ossessione. Come Salvatore Ferragamo, che, già all’apice del suo successo negli USA, sentì la necessità (e la umiltà) di iscriversi ad un corso universitario di anatomia, a 200 miglia da casa, per capire tutti i segreti delle ossa del piede. Intuendo e comprendendo che tutto il peso si scarica sull’arco del piede. Ed e’ quella parte della scarpa che deve essere rafforzata con una robusta e comoda armatura metallica, che nessuno prima di lui aveva realizzato, e che ha reso le sue scarpe il sogno di tutti i divi di Hollywood, e non solo. Semplicemente imperdibile.

Valutazione sintetica : 8.5/9

NOWHERE SPECIAL

ITALIA, GRAN BRETAGNA, ROMANIA – 2020

Sinossi : Un padre deve trovare una nuova famiglia per il figlio di tre anni quando scopre di avere pochi mesi di vita… Ispirato ad una storia vera.

Regia: Uberto Pasolini

Attori: James Norton – John, Daniel Lamont

Soggetto: Uberto Pasolini

Sceneggiatura: Uberto Pasolini

Fotografia: Marius Panduru

Musiche: Andrew Simon Mcallister

Montaggio: Masahiro Hirakubo, Saska Simpson

Scenografia: Patrick Creighton

Durata: 96′

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: CHRIS MARTIN, CRISTIAN NICOLESCU, UBERTO PASOLINI, ROBERTO SESSA PER PICOMEDIA, N.S.L., DIGITAL CUBE CON RAI CINEMA

NOTE

– IN CONCORSO ALLA 77. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2020), SEZIONE ‘ORIZZONTI’.

RECENSIONE

Uberto Pasolini e’ italianissimo, ma il suo cinema parla inglese. Non solo in lingua, ma anche nello stile, quello della scuola inglese, la migliore del mondo. I suoi film sono sempre di altissima qualità cinematografica. E questo suo ultimo e’ il migliore di tutti. Un film sulla vita ( e non sulla morte), ma anche una grande storia d’amore tra padre e figlio. E anche una storia di tanti amori possibili, quelli che potenzialmente le varie famiglie adottanti visitate sono pronte a mettere in campo. “Nowhere Special” e’ perfetto. Nel trattare temi universali senza alcun ricatto emotivo. Con un capolavoro di recitazione in sottrazione del protagonista James Norton, che interiorizza la panoplia di sentimenti dalla quale e’ investito, che esprime con gli occhi ed il linguaggio el corpo. Ma la vera star e’ Daniel Lamont, che a soli 4 anni ruba la scena a tutti e buca la pellicola ad ogni fotogramma. La chimica che si e’sviluppata tra lui e Norton ha del prodigioso. Un film di una tenerezza infinita. Struggente, ma anche di grande ed apprezzabile , sublime, sottile ironia. Semplicemente imperdibile.

VALUTAZIONE SINTETICA : 9

THE DUKE

GRAN BRETAGNA – 2020

Sinossi : Nel 1961, il tassista 60enne Kempton Bunton compie il primo (e finora unico) furto nella storia dalla National Gallery di Londra, rubando il ritratto del Duca di Wellington, opera di Francisco Goya. Per restituirlo, Kempton chiede un singolare riscatto: che il governo inglese investa di più nella cura degli anziani (aveva a lungo condotto una campagna affinché i pensionati ricevessero la televisione gratuita). Quello che è successo dopo è diventato oggetto di leggenda e solo 50 anni dopo è emersa l’intera storia: Kempton aveva creato una rete di bugie. L’unica verità era che era un brav’uomo, determinato a cambiare il mondo e a salvare il suo matrimonio. Come e perché abbia usato “il Duca” per raggiungere il proprio obiettivo è una storia incredibilmente affascinante.

Regia: Roger Michell

Attori: Jim BroadbentKempton Bunton, Helen MirrenDorothy Bunton, Fionn WhiteheadJackie Bunton, Anna Maxwell MartinSig.ra Gowling, Matthew GoodeJeremy Hutchinson, Jack BandeiraKenny Bunton, Aimee KellyIrene, Charlotte SpencerPamela, James WilbyGiudice Aarvold, John HeffernanEdward Cussen, Richard McCabeRab Butler, Andrew HavillSir Philip Hendy, Charles EdwardsSir Joseph Simpson, Sian CliffordDott. Unsworth, Sam SwainsburyBrompton, Dorian LoughMacpherson, Ashley KumarJavid Akram, Craig ConwaySig. Walker, Heather CraneyDebbie, Michael AdamsInverdale, Joshua McguireEric Crowther, Darren CharmanDuca di Wellington, Andy ParkerGoya, Simon HubbardMyton, Val McLaneFreda, Michael MatherEddie, Sparrow MichellAgnes Gowling, Aimee KellyIrene Boslover, Cliff BurnettWilf, Michael HodgsonBarry Spence, Steve GilesSig. Edbury

Sceneggiatura: Richard Bean, Clive Coleman

Fotografia: Mike Eley

Musiche: George Fenton

Montaggio: Kristina Hetherington

Scenografia: Kristian Milsted

Arredamento: Libby Uppington

Costumi: Dinah Collin

Durata: 95′

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO, COMMEDIA

Produzione: NICKY BENTHAM PER NEON FILMS

Distribuzione: BIM

NOTE

– FUORI CONCORSO ALLA 77. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2020).

(RECENSIONE DI CATELLO MASULLO ):. Quella inglese e’ la migliore cinematografia del mondo. Potendo contare sui migliori attori in assoluto (qui giganteggiano, e gigioneggiano… due colossi del cinema mondiale come Jim Broadbent e Helen Mirren) su sceneggiatori superlativi (qui Richard Bean e Clive Coleman) registi capaci e talentuosi (qui Roger Michell, regista sudafricano/inglese, celebre per Notting Hill (1999), per non parlare dei migliori scenografi, montatori, ecc.  Non e’ quindi raro che i film inglesi rasentino la perfezione assoluta. Battute fulminanti (il dibattito processuale e’ da antologia), ironia sublime, prove attoriali inarrivabili. Una commedia divertente, ironica, sottile. Sempre ai massimi livelli di qualità cinematografica. Da non perdere.

VALUTAZIONE SINTETICA : 9

JOJO RABBIT 

GERMANIA, USA

Jojo Betzler ha 10 anni e vive a Vienna con la mamma vedova durante gli ultimi anni del nazismo. Jojo è un bambino dolce e un po' timido, con un grande amico paffutello e occhialuto, insieme al quale vuole diventare un perfetto giovane nazista. Perché Jojo ha un idolo, Adolf Hitler, che ha trasformato in un amico immaginario.

Regia:  Taika Waititi

Attori:  Johannes 'Jojo Rabbit' Betzler - Roman Griffin Davis, Elsa Korr - Thomasin Mckenzie, Adolf Hitler - Taika Waititi, Fraulein Rahm - Rebel Wilson, Cap. Deertz - Stephen Merchant, Cap. Klenzendorf        - Sam Rockwell, Finkel - Alfie Allen, Rosie Betzler - Scarlett Johansson, Yorki - Archie Yates, Christoph - Luke Brandon Field

Sceneggiatura: Taika Waititi

Fotografia: Mihai Malaimare Jr.

Musiche: Michael Giacchino

Montaggio: Tom Eagles, Yana Gorskaya

Scenografia: Ra Vincent

Costumi: Mayes C. Rubeo

Durata: 108'

Colore: C

Genere: COMMEDIA, DRAMMATICO, GUERRA

Specifiche tecniche: Aspect Ratio 1.85 : 1

Tratto da: romanzo omonimo di Christine Leunens

Produzione: CZECH ANGLO PRODUCTIONS, PIKI FILMS, DEFENDER FILMS, FOX SEARCHLIGHT PICTURES

Distribuzione: 20TH CENTURY FOX

Data uscita 16 Gennaio 2020

NOTE

- PRODUTTORI CARTHEW NEAL, TAIKA WAITITI, CHELSEA WINSTANLEY

- VINCITORE DEL PREMIO DEL PUBBLICO AL FESTIVAL DI TORONTO (2019)

- FILM DI APERTURA DEL 37° TORINO FILM FESTIVAL (2019)

RECENSIONE

Bisogna tener d’occhio questo talentuoso 45-enne neozelandese di Wellington, Taika Waititi. Dopo inizi da attore, perviene rapidamente alla sceneggiatura e alla regia. La prima vera prova alla regia è "Two Cars, One Night", un cortometraggio nominato agli Oscar del 2005 e, con quello successivo, "Tama Tu" (2005), riguardante un gruppo di soldati Maori in Italia durante la seconda guerra mondiale, vince il Premio Speciale della Giuria Special al 55° Festival di Berlino, nella sezione 'Panorama'. Il suo primo lungometraggio nel 2007, con la commedia romantica "Eagle vs. Shark" (Gran Jury Prize al Sundance), seguono nel 2010 "Boy", premiato come Miglior Film della sezione 'Generation Kplus' al Festival di Berlino e vincitore di numerosi Festival Internazionali, nel 2015 "Vita da vampiro", Orso di Cristallo per il Miglior Film in Generation 14plus al Festival di Berlino, nel 2016 "Selvaggi in fuga", e nel 2017 "Thor: Ragnarok". Con questo “Jojo Rabbit” incanta il pubblico del festival di Toronto e viene scelto come film d’apertura del Festival di Torino. Un film totalmente riuscito. Che riesce nella impresa difficile di rappresentare l’orrore nazista con la deliziosa leggerezza e leggiadria del punto di vista della purezza di un bambino di 10 anni. Film di rara ironia, che vede tra i personaggi più riusciti l’amico immaginario del giovanissimo protagonista, un Adolf Hitler spassosissimo, interpretato dallo stesso regista Taika Waititi. Eccellenti tutti i giovanissimi attori. Ed una menzione speciale per i due campioni Sam Rockwell e, soprattutto, Scarlett Johansson, che per questo film guadagna la nomination all’Oscar per migliore attrice non protagonista, che fa il paio con la contemporanea nomination anche come migliore attrice protagonista per “Marriage Story”. Da non perdere. 

VALUTAZIONE SINTETICA : 8

 

 

 

 

Valutazione attuale: 5 / 5

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Premesse e dati sul rapporto tra violenza sulle donne e i livelli di istruzione e occupazione.

Affrontare il tema della violenza sulle donne vuole anche dire andare alle radici di un problema che coinvolge un numero di fattori estremamente ampio. In tale senso è il caso di analizzare una serie di elementi che, a prima vista, potrebbero non mostrare un collegamento diretto con un argomento la cui importanza sociale solo negli ultimi anni ha avuto una maggiore eco. Tali elementi riguardano il grado di occupazione e istruzione femminile, a proposito dei quali i dati Istat parlano chiaro:

 

Nonostante il livello di istruzione femminile sia sensibilmente maggiore di quello maschile, il tasso di occupazione è molto più basso (nel II trimestre 2020 è il 48,4% contro il 66,6% maschile) e il divario di genere è più marcato rispetto alla media Ue (61,7% contro 72,1%) e agli altri grandi paesi europei. Siamo penultimi in Europa davanti solo alla Grecia

 

Nel 2019, in Italia, hanno il diploma il 64,5% delle donne (64,4% nel II trimestre 2020); una quota di 5 punti percentuali superiore a quella degli uomini (59,8%)[…] Inoltre, il 22,4% delle donne ha conseguito una laurea (22,6% nel II trimestre 2020), contro il 16,8% degli uomini; un vantaggio femminile che ancora una volta è più marcato rispetto alla media Ue.

 

Perché concentrare la propria attenzione su queste statistiche?  In primo luogo perché è chiaro, oltre che rimarcato dai dati, che “il radicamento degli stereotipi sui ruoli di genere, da una parte, e l’atteggiamento verso i comportamenti violenti, dall’altra, sono le chiavi di lettura per comprendere il contesto culturale in cui le relazioni violente trovano genesi e giustificazione”.  

Tra gli stereotipi di genere più diffusi e su cui concorda la maggior parte della popolazione, si trovano risultati interessanti:

  • “Per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%);
  • “Gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%);
  • “E’ l'uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%);
  • Quello meno diffuso è “spetta all’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (8,8%).
  • “è accettabile un uomo controlli abitualmente il cellulare e/o l'attività sui social network della propria moglie/compagna.”(80,6%)

L’applicazione di questi stereotipi è molto diffusa tra persone con bassa istruzione (79,6% fra coloro senza titolo di studio o con licenza elementare contro 45% dei laureati) e, paradossalmente, è più o meno equamente distribuita tra uomini e donne sul territorio nazionale[1].

Lo conferma il fatto che “molte donne non considerano la violenza subita un reato, solo il 35,4% delle donne che hanno subìto violenza fisica o sessuale dal partner ritiene di essere stata vittima di un reato, il 44% sostiene che si è trattato di qualcosa di sbagliato ma non di un reato, mentre il 19,4% considera la violenza solo qualcosa che è accaduto”. 

Viene da sé che questo influenza la condotta di vita di molte donne. Studio e lavoro conducono a un’indipendenza mentale ed economica che è spesso il modo più immediato di contrastare episodi o situazioni di violenza.

 

Alle studentesse e alle più giovani si deve, tuttavia, la netta diminuzione di alcune forme di violenza: rispetto al 2006, per le donne fra i 16 e i 24 anni la violenza fisica o sessuale è in calo, dal 31,7% al 27,1% e per le studentesse dal 33,5% al 25,9%. Ciò è dovuto soprattutto alla riduzione delle violenze sessuali e, in particolare, delle molestie sessuali. Per le studentesse è particolarmente evidente la diminuzione della violenza fisica (dal 18,4% al 14,8%). La diminuzione è accentuata anche per le lavoratrici in proprio.

 

Se lavoro e istruzione sembrano quindi rappresentare un’ancora di salvezza da un lato, dall’altro sorprende il dato che vuole, tra le vittime di violenze soprattutto “le donne separate o divorziate [che] hanno subìto violenze fisiche o sessuali in maggiore misura rispetto alle altre (51,4% contro il 31,5% della media italiana). Incidenze maggiori si riscontrano anche per le donne che hanno tra i 25 e i 44 anni, tra le più istruite (con laurea o diploma), tra quelle che lavorano in posizioni professionali più elevate o che sono in cerca di occupazione.”

Questi dati non devono essere però percepiti in contrasto, al contrario dovrebbero essere visti come elementi complementari, che testimoniano un duplice effetto. Se da una parte la presa di consapevolezza delle donne riguardo la violenza che è loro indirizzata e il conseguenziale allontanamento dagli stereotipi che spesso la creano o giustificano è facilitata da una maggiore istruzione e da un lavoro che le rende indipendenti, dall’altra tali episodi di violenza tendono ad aumentare proprio perché l’allontanamento da tali stereotipi è ancora lontano dal divenire reale. Quando una donna cerca di renderlo fattuale, molto spesso trova il contrasto di una controparte maschile che non accetta o non condivide il cambiamento di uno status quo endemico nella nostra società (il 62,6% ritiene che alcuni uomini siano violenti perché non sopportano l’emancipazione femminile).

A conferma di questo c’è la positività dei dati più recenti:

 

Considerando gli ultimi 5 anni precedenti il 2006 e il 2014, emerge una maggiore consapevolezza della violenza subìta. Considerando le violenze da parte dei partner o degli ex partner negli ultimi 5 anni, è evidente che le donne denunciano di più (11,8%  contro 6,7%), ne parlano di più (la percentuale di chi non ne parla con alcuno è diminuita dal 32% del 2006 al 22,9% del 2014), si rivolgono di più ai centri antiviolenza, agli sportelli o ai servizi per la violenza contro le donne (dal 2,4% al 4,9%). Inoltre, più vittime la considerano un reato (dal 14,3% al 29,6%) e meno come qualcosa che è solo accaduto (in calo dal 35,2% al 20%). Un andamento simile si riscontra per le violenze subìte da uomini diversi dai partner, sebbene negli ultimi 5 anni sia rimasta stabile la percentuale di donne che non ne parlano con alcuno (21%).

 

Sono tutti elementi che non possono non essere visti alla luce di un aumento del livello di istruzione, della percentuale in aumento di lavoratrici rispetto al passato e, naturalmente, a un maggiore impegno nella sensibilizzazione. Come ha dimostrato il periodo di lockdown, infatti, ci sono state il 73% in più di chiamate indirizzate ai numeri antiviolenza rispetto al 2019, un dato attribuibile alle numerose campagne di sensibilizzazione che hanno fatto sentire le donne meno sole.

Il che ci conduce al focus del discorso: cosa può fare il cinema per eliminare gli stereotipi e aiutare a sensibilizzare le coscienze su un tema tanto importante come la violenza contro le donne?

Donne e cinema

C’è da premettere che, anche il cinema, come molti altri settori, detiene un primato in negativo per quanto riguarda l’occupazione femminile. A livello europeo:

 

Le donne rappresentano “solo il 22% di tutti i registi che hanno girato almeno un film europeo tra il 2015 e il 2018“, e la quota scende al 19% per le serie tv e i film destinati solo alla televisione e prodotti in quegli stessi anni.

 

La quota femminile sale invece tra gli sceneggiatori, pur rimanendo molto sottorappresentata rispetto ai colleghi: le donne impegnate nella scrittura di una scenografia di un film sono il 25%, e il 34% in quella per le serie tv e i film destinati solo al piccolo schermo.

 

La situazione italiana non cambia molto, infatti:

 

solo il 12% dei film a finanziamento pubblico italiano sono diretti da donne e appena il 21% dei film prodotti dalla Rai hanno una regista […] meno del 10% (9,2%) sono i film diretti da donne che arrivano in sala. Il 25,7% delle produttrici sono donne, percentuale che diminuisce quando il ruolo diviene più importante, e le sceneggiatrici sono il 14,6%Nelle troupe macchiniste, operatrici e foniche sono meno del 10%. Sono il 6,2% le direttrici della fotografia, e compongono le colonne sonore solo il 6% di donne. Le donne sono invece in maggioranza nei dipartimenti di casting, trucco e costumi.

 

Questi dati, che possono apparire fumosi, si rispecchiano anche nella mia esperienza personale. Come direttore di un Festival a cui partecipano opere a tematica sociale, ho più volte notato come la partecipazione femminile sia di gran lunga minore rispetto a quella maschile. Se analizzo unicamente gli ultimi tre anni i risultati sono in linea con quelli descritti dalla ricerca del CNR. 

Per quanto a un aumento delle donne che lavorano come registe o sceneggiatrici nel mondo del cinema non è detto debba corrispondere anche un aumento delle opere che trattano tematiche come la violenza contro le donne, viene naturale pensare che uno sguardo femminile possa offrire un punto di vista nuovo e più stratificato a questo tipo di prodotti. Auspicare, di conseguenza, un maggior coinvolgimento delle donne nelle produzioni equivale a desiderare un maggior grado di approfondimento di una tematica che non ha mai abbastanza spazio all’interno della settima arte.

Non bisogna credere che i film che trattano tematiche di questo genere siano un’invenzione moderna. Sorprenderebbe molti sapere che una delle prime storie che parlano di violenza su una donna, portate sul grande schermo, dal titolo “Giglio infranto”, risale al 1919 ed è opera del padre della cinematografia americana, D.W. Griffith. Per quanto rilevante, non bisogna tralasciare però l’unicum che questa opera rappresenta. Bisogna infatti attendere mezzo secolo perché film di simile rilevanza inizino a essere prodotti con più frequenza. Il progressivo interesse per questa tematica fa capolino a partire dagli anni 80’: del 1986 sono il celebre film di Steven Spielberg “Il colore viola”, con Whoopi Goldberg, e “Oltre ogni limite”, pellicola che ha come protagonista la nota attrice di Charlie’s Angels Farrah Fawcett; del 1988 è “Sotto accusa”, un film con Jodie Foster.

Al primo decennio del 2000 appartengono gli italiani “La bestia nel cuore” di Cristina Comencini, “Non ti muovere” di Sergio Castellitto e “Primo amore” di Matteo Garrone, così come “Volver” di Pedro Almodòvar e “North Coutry – Storia di Josey” con Charlize Theron, tratto da fatti realmente accaduti. Per brevità ho voluto tralasciare altre produzioni provenienti da altri Paesi europei ed extraeuropei, non perché non siano rilevanti, ma perché ho voluto prendere in considerazione la visibilità delle pellicole per il grande pubblico, che sfortunatamente, la maggior parte delle volte è legata soprattutto alle opere provenienti dagli Stati Uniti.

Non ci sono dubbi riguardo il fatto che tutti quelli citati sono film dal forte impatto, che molti non faticano a ricordare, ma rappresentano anche una quantità relativamente esigua rispetto al numero di pellicole prodotte, soprattutto se si pensa che tali titoli sono arrivati nelle sale cinematografiche alla spicciolata e nel corso degli ultimi quarant’anni. La situazione migliora nell’ambito del festival TSN, dove le opere che trattano di violenza contro le donne sono, in media, un quinto di quelle presentate, anche grazie al fatto che il regolamento restringe alle sole tematiche sociali quelle con cui è possibile partecipare al concorso.

 

     ANNO     

   N° CORTI A TEMATICA  

       VIOLENZA CONTRO LE      

DONNE SU RCC

    N° TOTALE DI   

CORTI RCC

2018

3

30

2019

9

30

2020

8

50

Violenza contro le donne nel cinema: temi e stereotipi

Per la mia esperienza, analizzando sia i film che i cortometraggi, è ancora una volta impossibile prescindere le trame alla base di tali lavori dagli stereotipi che, come confermano i dati, sono spesso parte integrante delle fondamenta degli episodi di violenza.

“Il colore viola” di Steven Spielberg, mostra lucidamente come la situazione di degradato e l’isolamento in cui viene forzata la protagonista siano terreno fertile per una vita di maltrattamenti. In “North Country – Storia di Josey”, Charlize Theron combatte per il suo diritto e quello di altre donne di poter lavorare in un ambiente dominato da uomini senza subire continue umiliazioni e vessazioni. “Primo amore” è la storia di una violenza psicologica, di un uomo - padrone che impone alla sua compagna un ideale di bellezza malsano, spingendola verso un malessere che conduce a delle conseguenze estreme. L’abuso fisico di “Sotto accusa”, trova prima l’omertà e l’incitamento degli astanti quando viene perpetrato e, nel momento in cui viene portato a processo, la difesa dello stupro si basa sulla convinzione che la protagonista Jodie Foster sia stata consenziente al rapporto (Persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita).

Posso assicurare che le stesse tematiche e lo stesso modo di affrontarle si ritrovano all’interno dei cortometraggi che ho potuto visionare negli ultimi tredici anni. Sarebbe quindi per me una ripetizione, citarne i contenuti. Vorrei invece concentrarmi sul loro impatto, che da organizzatrice, ho modo di vedere direttamente sul pubblico, citando un paio di aneddoti che risalgono agli ultimi anni. 

Come già detto, sono la prima a visionare i cortometraggi, quando arrivano. Spesso li guardo e li riguardo, imprimendoli bene nella memoria, così quando sono in sala e quelle stesse opere vengono proiettate mi piace osservare il pubblico e la loro reazione, per comprendere quale sia l’effetto che le pellicole scelte provocano. Nel 2019 eravamo al Multisala Barberini per la proiezione dei finalisti. Tra di essi c’era un cortometraggio a tema violenza contro le donne: “Il giorno più bello” di Valter d’Errico. Per scelta del regista, la scena di stupro della protagonista fu molto esplicita, senza stacchi, cruda e raccapricciante come normalmente è crudo e raccapricciante un tale atto di violenza. La reazione del pubblico fu immediata, durante la visione assistetti alle reazioni più disparate. Una donna uscì dalla sala nel mezzo della scena, l’espressione di alcuni volti divenne rigida, altri erano disgustati, altri ancora non riuscivano a guardare a lungo lo schermo. Dopo i titoli di coda, la sala esplose in un applauso lunghissimo.

Premiammo Caterina Milicchio, la protagonista, come migliore attrice quell’anno. Salì sul palco con il resto del cast, di cui faceva parte anche un bambino che era stato in sala durante la proiezione, con il benestare della madre. Mi colpì molto quello che disse riguardo la sua presenza. Non provava imbarazzo, era fiera del cortometraggio a cui aveva preso parte. Per lei era necessario sia che il bambino capisse che rappresentare la scena drammatica era parte del suo lavoro di attrice, sia che assistesse, perché l’educazione deve includere uomini e donne allo stesso modo e il cinema ha la capacità di sensibilizzare le coscienze ed educarle, di far comprendere che terribili atti come quello esistono, provocano dolore e non vanno semplicemente fermati. Si deve fare in modo non esistano i presupposti per crearli.

A un anno di distanza, nel 2020, nel mezzo di un progetto con alcuni ragazzi dell’Istituto Cine-TV R. Rossellini, ebbi ancora una volta conferma dell’impatto emotivo che una buona pellicola, per quanto breve, può provocare. Gli studenti erano impegnati nella visione di alcune delle opere pervenute, gli avevamo affidato il compito di scegliere quelle che, a loro parere, potevano sembrare più meritevoli. Tra i cortometraggi di quella giornata c’era “Eva” di Paolo Budassi. Nelle premesse della storia, la protagonista, una violinista intrappolata in un rapporto violento, viene ridotta in fin di vita dal compagno. La scena, particolarmente intensa, di quando l’uomo la trascina per terra e le chiude le mani nella porta, privandola del suo talento e rendendole impossibile tornare a suonare, colpì a tal punto i ragazzi presenti che una di loro scoppiò in un pianto improvviso.

Chi mi conosce lo sa, non amo citare solo gli episodi o i risvolti negativi di una certa situazione. Lo testimonia il fatto che chi partecipa al concorso di TSN ha il compito, spesso arduo, di trovare e mostrare il risvolto positivo anche all’interno di storie che raccontano tematiche cupe e dolorose. Trovo infatti che sia la speranza il miglior messaggio che è possibile lasciare dentro chi decide di partecipare, come spettatore, al festival. Eva, svegliata dal coma, non può più suonare, ma decide di lottare perché altre donne non debbano mai più subire quello che lei ha subito. Sonia, la protagonista de “Il giorno più bello” ritrova la forza di vivere e di lottare grazie al figlio nato dall’esperienza traumatica vissuta, una vita che ha deciso di far venire al mondo e su cui ha riversato l’amore che altrove è stato tradito.   

È un triste dato di fatto, ormai, quello che ci vuole quasi anestetizzati alle notizie di cronaca, affastellate o ripetute a più ore del giorno come versi di una filastrocca. È un contatto, quello con il mondo che ci circonda e con gli altri esseri umani, che non dovremmo perdere, perché equivale a privarci di ciò che ci rende una comunità.  Fortunatamente, ho visto con i miei occhi che il cinema riesce ancora a operare un miracolo raro, creare un ponte tra il messaggio e lo spettatore, risvegliare l’empatia, spingere a riflettere e cambiare il modo di vedere il mondo. Non è un caso quello che vuole da anni l’impegno mio e di chi organizza il festival TSN nel concentrare l’attenzione sulle tematiche sociali cercando proprio di scardinare gli stereotipi e i pregiudizi, di portare l’attenzione del grande pubblico là dove spesso scarseggia, di educare, dialogare e confrontarsi con realtà difficili, crude o sconosciute. Sono una persona ottimista e penso che il lavoro che facciamo ha il suo peso sulla realtà e che, anno dopo anno, un po’ come la goccia che scava la pietra, quel peso non farà che aumentare e rendere migliore il mondo e le persone che lo abitano.

Paola Tassone

Foto tratta dallo spot “Mai più scale bugiarde” del regista Riccardo Trentadue per la campagna di sensibilizzazione  lanciata da TSN in collaborazione con ASviS e ANMIL.

 

 

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Studio legale
Avv. Deborah Impieri
per
A.N.I.ME.C.
Associazione Nazionale Italiana Medicina e Consumo

animecin collaborazione con

INTERNATIONAL FORUM
Associazione per lo sviluppo e la diffusione della cultura professionale dell’audiovisivo

 

presenta il Webinar

 

“TAX CREDIT E INCENTIVI PER IL MONDO DEL CINEMA E DELL’AUDIOVISIVO.
FOCUS IN EPOCA COVID-19 A CONCLUSIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2020.
PROFILI SOCIO-ECONOMICI E GIURIDICI”

Roma, 26 ottobre 2020
ore 10.00 – 13.00 e 13.30 – 15.30

 

Indirizzi di saluto e interventi delle Autorità

 

On.le Sen. Dario Franceschini
(Ministro MI.B.A.C.T.)
On.le Sen. Maurizio Gasparri
(Presidente Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, già Ministro delle Comunicazioni)
Dott. Francesco Rutelli
(Presidente ANICA)
Dott. Fedele Confalonieri
(Presidente Mediaset e Membro del Consiglio Generale di Confindustria Radio Televisioni)
Dott. Fabrizio Salini
(A.D. Rai e Direttore ad interim di RAI Fiction)
Avv. Antonino Galletti
(Foro di Roma, Presidente C.O.A.)

 

Introducono e moderano

 

(prima sessione)
Dott. Luciano Ghelfi
(Quirinalista RAI)
e
Prof. Avv. Giorgio Assumma
(Foro di Roma e già Presidente della S.I.A.E.)

 (seconda sessione)
Dott. Pier Ernesto Irmici
(Presidente onorario Associazione per lo sviluppo e la diffusione della cultura professionale dell’audiovisivo)
e
Avv. Deborah Impieri
(Foro di Roma e Presidente A.N.I.ME.C.)

 

Relatori

 

On.le Prof. Mario La Torre
(Professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari presso l’Università di Roma “La Sapienza”)
Prodotti cinematografici, televisivi e web: co-produzioni internazionali e modelli di finanziamento


Prof. Avv. Federico Tedeschini
(Professore ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico presso l’Università di Roma “La Sapienza” e Cassazionista Foro di Roma)
Cinema e audiovisivo: profili giuridici e procedurali


Dott. Federico Giuseppini
(CEO di Smart Consulting Group)
La nuova economia per il cinema e l’audiovisivo


Dott. Federico Giuseppini
(CEO di Smart Consulting Group)
La nuova economia per il cinema e l’audiovisivo


Avv. Francesca Assumma
(Foro di Roma)
Tax credit esterno


Dott.ssa Cristina Priarone
(Direttore Generale di Roma Lazio Film Commission, Presidente di Italia Film Commission e Vice Presidente di Cineuropa)
Il cinema: risorsa per i giovani


Dott. Giovambattista Mollicone
(Governatore Rotary Distretto 2080)
Impegno rotariano e cinema

Dott. Nicola Borrelli
(Direttore Generale Cinema del MI.B.A.C.T.)
Il ruolo del regolatore pubblico nel cinema e nell’audiovisivo


Prof. Avv. Giorgio Assumma
(Foro di Roma e già Presidente della S.I.A.E.)
Spettacolo, tecnologie, autori e personaggi: tutela dei diritti e rispetto delle regole della concorrenza


Prof.ssa Janet De Nardis
(Docente a contratto presso l’Università di Roma “La Sapienza”, Attrice, Fondatrice del Roma Digital Media Fest)
Opportunità dal web


Magg. Dott. Luca Modestino Gelormino
(Guardia di Finanza)
Operatività del tax credit e funzioni di controllo della Guardia di Finanza


Avv. Fabio Massimo Aureli
(Cassazionista Foro di Roma)
Vendita e distribuzione delle opere cinematografiche e audiovisive


Dott.ssa Paola Tassone
(Direttore Artistico Festival Internazionale del film
corto “Tulipani di seta nera”)
Festival di cinema sociale e i giovani


Dott. Diego Righini
(Presidente Festival Internazionale del film corto “Tulipani di seta nera”)
Festival e cortometraggio

Dott.ssa Elena Bonelli
(Cantante, Attrice e Autrice)
Cinema, musica e testi: incentivi e valorizzazione dei dialetti


Giuseppe Aquino
(Regista)
Cinema e impegno sociale


Avv. Deborah Impieri
(Foro di Roma e Presidente A.N.I.ME.C. di Roma)
Il tax credit interno

Dott. Landolfo Calenda di Tavani
(Presidente Associazione per lo sviluppo e la diffusione della cultura professionale dell’audiovisivo)
Tax credit in Italia e in Europa


Domenico “Mimmo” Calopresti
(Regista)
Cinema e Sud


Dott. Roberto Boiardi
(Nuova Universitaria Editrice)
Cinema, audiovisivo ed editoria: un trinomio impossibile?

 

Conclusioni
On.le Aristide Gunnella
(già Ministro della Repubblica)

 

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Segreteria Organizzativa
Avv. Deborah Impieri
(Foro di Roma e Presidente A.N.I.ME.C.)
mobile: 349-8114004
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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