SorrisoDiverso

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HAMMAMET di GIANNI AMELIO

Amelio affronta una pagina controversa della Storia d'Italia. Si concentra sulla dimensione umana di Craxi e su quella scespiriana e kafkiana della sua storia pubblica.

L’autore si assume il rischio di un racconto nevralgico e provocatorio, affidandosi a un grande Favino che immortala la conflittualità di un'ideologia politica sempre più incerta e svuotata di identità e memoria.

La discesa crepuscolare di un uomo dominato da pulsioni contrapposte. Un Craxi più vero del vero in un film biografico e drammatico, epilogo della vicenda umana e politica di Bettino Craxi.

GLI ANNI PIÙ BELLI di GABRIELE MUCCINO

Un dovuto affresco generazionale al periodo storico che precede gli anni dei grandi ribaltamenti fino alle attuali incertezze. Viene immortalata la memoria dell'ultimo testimone del 'sogno', quella capacità di proiettarsi verso il futuro recuperando la memoria del passato.

Il commovente ritratto di una generazione che Muccino sa mettere a fuoco con una compiutezza senza uguali.  La storia di quattro amici raccontata nell'arco di quarant'anni, dal 1980 ad oggi, dall'adolescenza all'età adulta.  E alla fine ci si commuove profondamente, si riflette su dove siamo e perché, e su quali siano "le cose belle" cui stare attaccati quando il mondo intorno ci tradisce.

VOLEVO NASCONDERMI di GIORGIO DIRITTI

La vita del pittore Antonio Ligabue, uno dei maestri e protagonisti fondamentali dell'arte contemporanea internazionale.

Era difficile sfidare il Ligabue interpretato da Flavio Bucci. Il genio folle in quel ritratto di fine anni settanta si arricchisce di nuove sfumature  nel racconto universale del disagio sociale.   Il deriso protagonista  offre uno spaccato di interiorità in cui genialità e follia si spingono oltre le derive del conflitto per dare vita a una nuova e incompresa armonia.

Elio Germano fa suo Ligabue, il suo genio, il suo tormento, la sua profonda sofferenza interiore.  L’interprete ha saputo fare suo Ligabue, offrendo un ritratto di profonda sofferenza interiore. Il regista non giudica ma neppure assolve i tanti che, per ignoranza o insensibilità, mettevano alla berlina il matto e ne disprezzavano l'opera. Così come sa inquadrare con tenerezza i pochi che seppero comprenderne il tormento, ma anche la grandezza.

TOLO TOLO di CHECCO ZALONE

Checco Zalone si mantiene in equilibrio sul crinale della correttezza politica, colpendo a 360°. Stavolta non è solo interprete e sceneggiatore (insieme a Virzì) ma anche regista, e si vede, perché la sua direzione è pirotecnica come la sua vis comica. Man mano che la storia prende ritmo, si comincia a ridere davvero. In Tolo Tolo ce n'è per tutti: politici incapaci dalle vertiginose carriere, migranti innamorati delle griffe, buonisti e nostalgici mussoliniani. Nella sua rappresentazione a tutto tondo dell'italiano medio, Checco è uno specchio rivolto verso lo spettatore, il punto di contatto fra meschinità private e pubbliche ideologie.

 MISS MARX di SUSANNA NICCHIARELLI

La Nicchiarelli si muove con sapienza registica su un doppio binario per raccontare il personaggio vivissimo e complesso di Eleanor “Tussy” Marx, erede morale di Karl, divisa tra il fervore nella lotta all'ideologia patriarcale e la difficoltà del trovarsi ad affermare le stesse idee nel privato di una relazione tossica. Raccontata nella sua passione e nei suoi tormenti, fino al 1898, quando, persa ogni energia e ormai dipendente da oppio Eleanor Marx muore suicida, ma vittima del patriarcato.

ARTEMISIA GENTILESCHI: PITTRICE GUERRIERA di JORDAN RIVER

Tra le prime donne della storia a combattere contro cliché e discriminazioni di genere per affermarsi professionalmente in un mondo – come quello dell’arte – allora dominato dalla sola presenza maschile, un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne per lo stupro subito dal collega Agostino Tassi e il coraggio con cui la pittrice affrontò il turbolento processo, terminato con la condanna di Tassi. Un'icona della storia dell'arte e non solo, che Jordan River racconta nella sua straordinaria dimensione interiore, rendendo giustizia, prima che omaggio, a questa eroina senza tempo.

MAGARI di GINEVRA ELKANN

Opera Prima della  Elkann. Un racconto di formazione poetico e originale. Le vicende di una famiglia coi suoi contrasti e le sue contraddizioni viste attraverso gli occhi di tre fratelli, divisi tra la disciplina di una madre altoborghese e l'anticonformismo di un padre sopra le righe. Il film è la stessa regista che lo descrive come “un film intimo, di emozioni che parla di piccole cose della vita che disegnano e ti fanno diventare l’adulto che sei”. Il lessico familiare secondo Ginevra Elkann, dalle tinte delicate ma potentissime.

I PREDATORI di PIETRO CASTELLITTO

Un debutto interessante che interseca molteplici linee narrative e si misura a testa alta con i registri tipici della commedia all'italiana.

Due famiglie di estrazione sociale diversa si incontrano e si scontrano nella giungla metropolitana romana densa di avvenimenti  controversi .  Pierpaolo è un medico sposato con Ludovica, affermata regista. Il loro figlio Federico è un laureando in filosofia tiranneggiato da un barone universitario che gli preferisce qualunque altro studente. Le loro vicende si incrociano con quelle di Bruno, primario amico di Pierpaolo, e di sua moglie Gaia, nonché con quelle di Claudio e Carlo, due fratelli che gestiscono un'armeria e fanno parte di un gruppo neofascista. Completano il quadro le moglie i figli di Carlo e Claudio, e un sulfureo personaggio che resterà (di fatto) innominato e che compare solo all'inizio e alla fine.

FIGLI di GIUSEPPE BONITO

La quotidiana lotta per la sopravvivenza delle coppie con figli in un'Italia, e un'epoca, dove tutto sembra remare contro.

Il film è tratto dal monologo recitato da Valerio Mastandrea e scritto da Mattia Torre "I figli ti invecchiano".

Nicola e Sara hanno scoperto a loro spese uno dei segreti della contemporaneità: fare il secondo figlio, nell'Italia della natalità zero e della precarietà come regola di vita, rischia di innescare una bomba a orologeria. Che fare allora quando tutto quello che vorresti è abbandonare il campo?

Mattia Torre, alla sua ultima sceneggiatura, fa i conti con uno dei grandi problemi del presente, di cui il cinema parla pochissimo: la quotidiana lotta per la sopravvivenza delle coppie in una nazione dove sembra che tutto cospiri contro il nucleo familiare. Come sempre Torre racconta la sua generazione con precisione e attenzione ai dettagli e il regista prende in mano la sceneggiatura con rispetto.

18 REGALI di FRANCESCO AMATO

Un rapporto madre-figlia, capace di sfidare anche la morte.

Ispirandosi alla vera storia di  Elisa Girotto, Amato fa del suo meglio per evitare le trappole del pietismo e della lacrima gratuita, cercando strade meno convenzionali. E sceglie di imprimere alla sua storia il tono disincantato dell’adolescente che ne è protagonista , e Benedetta Porcaroli entra bene in quell’attegiamento strafottente, come pure credibile risulta Vittoria Puccini.

18 regali fa la scelta coraggiosa di raccontare un rapporto madre-figlia in tutta la sua amorevole conflittualità.

 

 

 

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Nel centenario della morte del Maestro Federico Fellini, che non ha potuto ricevere i dovuti riconoscimenti a causa del COVID, vengono protratti i festeggiamenti fino al 31 dicembre. Notizia che ci rende molto felici e che ci sembra quantomai opportuna perché va ad unirsi al centenario della nascita di Giulietta Masina, sua compagna nella vita e nel lavoro. 

Federico Fellini é stato uno dei massimi esponenti della storia del cinema ed ha incantato intere generazioni con le sue opere dissacranti, oniriche, allusive. 

Nato a Rimini nel gennaio 1920, il Maestro fin da bambino ha mostrato una straordinaria capacità di osservazione nel cogliere particolarità di ogni persona o per saggio che incontrava sul proprio cammino, ricavandone vignette e caricature. Spesso si divertiva anche ad imitarne i gesti. Trasferitosi a Roma con la madre, dopo varie collaborazioni con i giornali, fra cui Il Corriere della Sera che gli pubblica alcune vignette,  come si legge su Wikipedia,  esordisce nell'aprile 1939, sul Marc'Aurelio, la principale rivista satirica italiana, nata nel 1931 e diretta da Vito De Bellis. Collabora come disegnatore satirico, ideatore di numerose rubriche (tra le quali È permesso…?), vignettista e autore delle celebri "Storielle di Federico", divenendo una firma di punta del quindicinale. Il suo principale referente in questa fase è il disegnatore satirico e illustratore cinematografico Enrico De Seta. Il successo nel Marc'Aurelio si traduce in buoni guadagni e inaspettate offerte di lavoro. Fellini fa conoscenza con personaggi a quel tempo già noti. Comincia a scrivere copioni e gag di sua mano. Collabora ad alcuni film di Erminio MacarioImputato, alzatevi! e Lo vedi come sei... lo vedi come sei? del 1939; Non me lo dire! e Il pirata sono io! del 1940; scrive le battute per gli spettacoli dal vivo di Aldo Fabrizi, nell'ambito di un'amicizia consolidata prima dell'esordio nel mondo dello spettacolo. Da qui passa alla Radio e conosce la donna della sua vita, Giulietta Masina, con la quale intraprende un sodalizio umano e artistico lungo una vita. Fa lo sceneggiatore e poi....il resto é storia. Sua una frase rimasta indimenticabile: 

“Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Ne sono lusingato. Cosa intendano gli americani con felliniano [in inglese è felliniesque, n.d.r.] posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto”.

Per omaggiarlo un gruppo di artisti, molti dei quali fanno parte di Tulipani di Seta Nera, gli hanno dedicato un video, che trovate nella prima pagina di questo sito in fondo:

https://psycofilm.it/

Da una idea di Paola DEI

Buon Compleanno Fellini

100 anni Federico Fellini 2020

100 anni Giulietta Masina 2021

Associazione ALI- Artiste

Associazione Centro Studi di Psicologia dell'Arte e Psicoterapie Espressive 

Musiche tratte dal Concerto Ufficiale del Maestro Vince Tempera dedicato ai 100 anni di Fellini

Citazione di Valerio Caprara per Aldo Tassone e Tullio Kezich

Citazione di Franco Mariotti

Voci recitanti: 

Daniela Benori

Cloris Brosca

Violetta Chiarini

Maria Caterina Dei

Paola Dei

Lucia Brogi

Laurentina Guidotti

Martina Guideri

Elisa Mariotti

Adriana Migliorini

Simone Migliorni

Maria Rosaria Omaggio

Mariano Rigillo

Anna Teresa Rossetti

Francesca Stajano Sasson

Opere pittoriche delle artiste Associazione A.L.I.

 

 

 

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Il 2020, come tutti sappiamo, è stato un anno che ha messo a dura prova il cinema e lo spettacolo dal vivo, ma, nonostante questo, fortunatamente, la creatività nasce e si sviluppa anche nei momenti inaspettati e molti cineasti hanno realizzato opere che meritano di essere ricordate.

A tutti; registi, attori, produttori, direttori della fotografia, direttori della musica, maestranze, va un elogio per i film che non ci hanno fatto mancare. Avendo qui la possibilità di parlare di dieci film ne elenco alcuni.

Richard Jewel di Clint Eastwood, novantenne regista che riesce ancora a costruire capolavori con la capacità di sondare nelle pieghe più intime dell'animo umano e della società; fra le sfumature morali e spirituali dell’uomo, per far venire a galla ingiustizie, malefatte e verità storiche scomode. Eastwood con il volto apparentemente imperturbabile ma con due occhi più vivi che mai, ha costruito il suo quarantaduesimo film da regista. Fra i film da lui diretti troviamo capolavori assoluti come Million Dollar baby, che ha ottenuto quattro Oscar, Gran Torino, Gli spietati, che ha ottenuto altri quattro Oscar, Mystic River, Un mondo perfetto, etc. In maniera sempre più asciutta e con una impronta personalissima, il cineasta riesce sempre in qualche modo a toccare il tema dell’essere diversi, unito a quello della reticenza dell’eroe, che nonostante ciò che gli gira intorno, mantiene una sanità e una pulizia di fondo con una etica semplice e diretta che nella strada fra il bene o il male sceglie sempre la via del bene. Come il personaggio principale, Eastwood, non é mai stato un contestatore, non é mai stato un agitatore di masse, ma rimane un reazionario per la sua ricerca di giustizia, correttezza ordine, senza assumere mai atteggiamenti reazionari o paternalistici. Resta semplicemente fedele a se stesso e non permette a nessuno di forgiare le proprie idee e i propri pensieri. A difendere Richard, un avvocato, interpretato dal bravissimo Sam Rockwell, premio Oscar per Tre manifesti a Ebbing Missouri, che, a sua volta rappresenta un'altro aspetto di Clint, quello di chi va per la propria strada alla ricerca di giustizia, amore per la libertà e per il pensiero libero.

Il granitico Clint piace ancora molto, eccome e, nonostante l’età rimane sempre fedele a se stesso, come recita il libro pubblicato da Minimum Fax, dove Robert E. Kapsis e Kathie Coblentz, tradotti da Alice Cesarini, hanno raccolto quaranta anni di interviste, intitolandolo: Fedele a me stesso.

La regina degli scacchi di Scott Frank e Allan Scott, serie Netflix tratta dal romanzo di Walter Tevis (1928-1984) The Queen’s Gambit, il “gambetto di donna”, una delle aperture scacchistiche più antiche che si conoscano. Lucena ne parlò in un suo scritto del  1497 ma è già nominata in un manoscritto precedente, conservato a Gottinga. Come si legge su Wikipedia nel primo periodo degli scacchi moderni, le aperture di donna non erano di moda, e il gambetto non divenne popolare finché non fu giocato nel 1873 a un torneo a Vienna. La sua popolarità crebbe molto in seguito alle teorie di Steinitz e Tarrasch sul gioco posizionale. Il picco di popolarità si ebbe negli anni venti e trenta del XX secolo. La serie è una sorprendente giocata di scacchi che insegna anche allo spettatore che più ignora il gioco, mosse e contromosse attraverso una fitta rete di combinazioni che viaggiano in parallelo con le emozioni, la rabbia, la gara fra maschi e femmine e le innumerevoli possibilità dell'essere umano. Il personaggio femminile che non ascolta invidie e pregiudizi ma tira avanti per la sua strada è Beth Harmon è una ragazza orfana di una madre psichiatrica, interpretata da Taylor-Joy doppiata da Veronica Benassi. L’orfanotrofio è un luogo difficile da vivere e così Beth trova il suo rifugio nel gioco degli scacchi. La sua vicenda è quella di una ragazza orfana di una madre psichiatrica e la sua storia ci racconta che anche nelle peggiori delle situazioni abbiamo la possibilità di trovare dei modi per sentirci meglio senza fare del male ma investendo energie su un progetto di vita.  La costumista è Gabriele Binder, le musiche sono di Carlos Rafael Rivera

Volevo nascondermi di Giorgio Diritti. Con uno strepitoso Elio Germano che riesce a calarsi nella fisicità e nei gesti del pittore Antonio Laccabue, meglio noto come Toni Ligabue, il film ripercorre le vicende della vita di questo grande artista, “El tudesch”, come lo chiama la gente, divenuto rachitico e strano a causa delle vicende dolorose attraversate nella sua vita. Figlio di una emigrante italiana respinto dalla Svizzera dove ha trascorso una infanzia dura e difficile, non ha però mai ceduto al freddo e alla solitudine, ha anzi cercato nella creatività una via d'uscita. Finalmente l'incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati gli offre la possibilità di quel riscatto creativo che si rivela essere l'unica strada per farsi amare, accettare da tutti ed esprimere finalmente se stesso donandoci opere che rappresentano il suo dono al mondo.

Siberia di Abel Ferrara girato, dopo un iniziale tentativo di crowdfounding, circa un anno fa in Alto Adige, con la partecipazione di Vivo Film e Rai Cinema, con il coinvolgimento anche del Messico e della Germania e con Willem Dafoe, nei panni del protagonista. Un film che affronta coraggiosamente le oscurità della psiche. L'attore e il cineasta statunitense, che lavorano insieme dai tempi di New Rose Hotel del 1998, non si sono mai persi di vista scoprendo una complicità che li accumuna anche in alcune scelte della vita.  Entrambi infatti vivono da diversi anni a Roma e amano gli stessi luoghi. Dopo Pasolini e Tommaso si ritrovano per raccontare la storia di un uomo solitario che nella tundra cerca di scacciare i propri demoni. La storia è quella di Clint, personaggio enigmatico che si è ritirato a vita solitaria gestendo una locanda dove offre ristoro a pochi viaggiatori. Una slitta di cani è l'unico mezzo che permette il contatto con il mondo esterno. Qui, dopo la visita di una donna incinta e di sua madre l'uomo decide di esplorare le profondità metafisiche della sua memoria sfidando la neve per entrare in un viaggio fatto di orrori, piaceri e scoperte. L’esplorazione dell’interiorità del protagonista e dell’attore Dafoe, dei suoi traumi di bambino e adulto, viene rappresentata attraverso un parallelismo con diversi luoghi e oggetti-simbolo del suo passato e della Storia; dagli occhiali del padre ad altri oggetti simbolo come bisturi, vinili, soldatini di legno. Le immagini sono di Stefano Falivene e il montaggio di Fabio Nunziata e Leonardo D. Bianchi, torna la scrittura di Christ Zois, psichiatra e sceneggiatore della fase post-St. John di Ferrara.

Favolacce di Fabio e Damiano D'Innocenzo, ha ricevuto l'Orso d'Argento  per la migliore sceneggiatura alla Berlinale 2020. Il film è la seconda opera dei fratelli D'Innocenzo che hanno aderito alla campagna #iorestoacasa, trasmettendo il film in streaming. Nella struggente opera, nulla è lasciato al caso ei  bambini sono abbandonati a se stessi in un film dove c'è spazio per raccontare  l'incomunicabilità fra le persone, le famiglie apparentemente perfette, dove tutti si dicono quanto sono bravi e capaci ma dove nessuno presta veramente attenzione all'altro. Un affresco della nostra società in cui troppo spesso i più isolati e trascurati  sono proprio i bambini; spettatori e veri protagonisti della storia. I bambini  incutono quasi timore reverenziale per la loro compostezza, per la loro fermezza. A dare la perfetta cornice al film è Max Tortora, voce fuori campo, che sostiene: “quello che segue è una storia vera, ispirato a una storia falsa”.

Ema di Pablo Larrain, regista che con questa opera demolisce ogni convenzione. Presentato in concorso alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia 2019, il film è arrivato nelle sale con grande ritardo. Poi Movies Inspired, coraggiosa società torinese ha avuto il coraggio di distribuirlo. 

É noto che il cineasta, uno dei più importanti registi sud-americani, nelle sue opere non cerca consensi, a lui interessa portare avanti una sua personalissima indagine sui personaggi. Basta pensare a Neruda, Jakye,  e altre sue opere dove non rasenta mai la retorica per comprendere come anche in questo film, sembra che si diverta a costruire un’opera volutamente inclassificabile per non dare punti di riferimento. Il pubblico infatti non vede le vicende per come sono ma viene sballottato fra i racconti dei personaggi  e tutto appare kafkiano, paradossale, bizzarro. Definito dal alcuni un musical psichedelico con un montaggio particolare dove emerge la figura di Ema, alias Mariana Di Girolamo, che, al contrario dell'opera è carismatica, eclettica, decisa  in contrasto con una opera dove nulla sembra avere una connotazione precisa. Il film avvince e decisamente incuriosisce.

Notturno di Gianfranco Rosi. Presentato alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia 2020 e scelto per rappresentare l'Italia agli Oscar, il documentario del cineasta nato in Eritrea, è frutto di tre anni di ricerca trascorsi lungo le zone di confine tra Siria, Libano, Iraq e Kurdistan  per raccontare gli orrori della guerra attraverso le vicende di vite che si intrecciano. Ecco allora un cacciatore in barca tra i canneti, una squadra di guerrigliere in pattuglia, un ragazzo che lavora a giornata per aiutare la famiglia e dei soldati a un posto di blocco. Rosi ha la capacità di cogliere gli aspetti più profondi di ogni personaggio e di ogni vicenda cogliendone l'umanità denudata da sovrastrutture, come accade in uno spettacolo teatrale messo in scena dai pazienti di un ospedale psichiatrico o come succede con una maestra elementare che fa terapia di classe o ancora con le madri che hanno perso figli e figlie. Un mondo fatto di disegni che raccontano gli orrori, di ombre e luci, dove ogni personaggio resiste e rivendica il suo quotidiano. Rosi riprende le albe, i tramonti, il vento che muove le fronde degli alberi e poi i volti che osservano tutto questo anche dai vetri. Il regista stesso in una intervista che il titolo «Notturno sta a significare qualcosa che non si conosce e che non si comprende […] Il film non da risposte, non fa domande, ma intende creare un mondo che separa la vita dall'inferno […] è girato in questi confini ma poi va avanti e assume una dimensione umana...»

Il lago delle oche selvatiche di  Yi'nan Diao, regista cinese  Orso d'Oro al Festival di Berlino, racconta la storia di Zhou, un uomo che appena uscito dal carcere si trova immediatamente all'interno di una contesa tra gang, dove viene ucciso un poliziotto. Ricercato dalla legge e dai rivali, deve fidarsi di Liu, una prostituta probabilmente innamorata di lui. L'opera affronta temi come la miseria, l'avidità, l'occidentalizzazione, la figura femminile e il racconto dell'antieroe.  Un noir avvincente che conferma le capacità del cineasta, ormai già entrato nell'Olimpo dei Maestri.

Hammamet di Gianni Amelio con un meraviglioso Pier Francesco Favino e con Claudia Gerini nei panni di Patrizia Caselli, amante di Craxi. Il film racconta gli ultimi sei mesi di vita di Bettino Craxi e nessuno dei personaggi è chiamato con il proprio vero nome, emerge la figura inventata di Fausto è un espediente narrativo voluto dal regista in funzione di "antagonista. Nell'operaFavino mostra le sue splendide capacità attoriali e si impossessa delle movenze di Craxi e della sua fisicità tra piatti di pasta proibiti, scatti d'ira, ironia tagliente, nostalgie e rimpianti, tanto da far pensare che il film in certi momenti sia un documentario. Un' opera coraggiosa, come l'ha definita lo stesso regista, che non si è risparmiato nella ricerca di particolari importanti che offrissero una immagine umana a tutto tondo del politico, che si chiama solo presidente, esiliato ad Hammamet in Tunisia.  Le riprese del film sono iniziate nel 2019 pressoil Collegio Ghisleri, ex Arsenale di Pavia, a Legnano all'interno di Capannoni della fabbrica della Franco Tosi che sono stati traformati per l'occasione in quelli della Ansaldo a Milano, dove si tenne lo storico Congresso in cui Craxi a prì la crisi di Governo. Altre riprese sono state realizzate all'interno della villa ad Hammamet. Questo film verrà anche ricordato anche come l'ultimo con l'attore e doppiatore Romero Antonutti, nel ruolod el padre di Carxi, deceduto due mesi l'uscita del film nelle sale cinematografiche.

Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane da 01 Distribution dal 9 gennaio 2020, a dieci giorni dal ventennale della morte di Craxi. L'opera ha ricevuto il Premio Flaiano 2020  per la miglior interpretazione a Pierfrancesco Favino, il Nastro d'Argento e il Globo d'Oro sempre a Pierfrancesco Favino oltre a numerose nomination per la regia, la musica, il film.

Undine, un amore per sempre di Christian Petzold. Premiato al Festival di Berlino, il film è un'opera potente, emozionante, densa di vissuti coinvolgenti attraverso i quali il regista rielabora la figura mitologica di ondina con una storia d'amore che viaggia fra architettura e cinema. L'acqua è un elemento essenziale dell'opera dove emergono l'amore, il desiderio di vendetta, la paura. Unfilm che trascina nelle acqua più profonde per respirare l'odore di un amore totalizzante. Un'esperienza tattile, visiva, spaziale, che racconta le vicende di un amore leggendario, attraverso la fisicità di una storica, interpretata da Paula Beer che lavora come guida in un importante centro espositivo. Il film distribuito nelle sale cinematografiche italiane da Europictures è interpretato da Paula Beer nel ruolo di Undine e da Franz Rogowski nel ruolo di Christoph e ha ricevuto al Festival di Berlino l'Orso d'Oro per la miglior attrice e il Premio FIPRESCI.

Film italiani presentati alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia:

Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, Le sorelle Macaluso di Emma Dante, Padrenostro di Claudio Noce.