SorrisoDiverso

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“Eroi Perduti” di Lorenzo Giroffi è un film sorprendente. Per la forte originalità. Per la forza espressiva. Per la capacità di raccontare in soli quattordici minuti la storia di una complessa e sofferta presa di coscienza. Per un apparato produttivo imponente per un cortometraggio, con una accurata ricostruzione storica in un film in costume, inusuale per un cortometraggio indipendente.

L’idea di cortometraggio risultò vincitrice di un bando promosso dalla Film Commission Regione Campania. Lunia Film, casa di produzione di Luca Ciriello, ha deciso di completare la sua fase produttiva lanciando una campagna di raccolta fondi a sostegno della migliore realizzazione possibile del progetto, che si è conclusa con un incasso di 5201 euro provenienti da 99 sostenitori.

La forte originalità risiede nella ricerca del concetto universale di resistenza. Per una volta lontano dalla retorica apologetica di tanti, troppi, film sulla resistenza partigiana in epoca bellica della Seconda Guerra Mondiale. Che trova le radici molto lontano dall’Italia, nelle invase e massacrate colonie italiane in Africa (“dove la notte è ancora più notte”). Un concetto universale che trova il suo manifesto nella bella e significativa frase, posta ad esergo finale dei film, pronunciata fuori campo dal protagonista: “Qui ho visto come si fa a difendere la propria terra. Qui ho imparato la resistenza, essere ribelli. Non sotto una bandiera, no, ma sotto il proprio cielo!”.

Una vicenda di forte impatto, epica, edificante, esemplare. Raccontata da un film imperdibile.

 

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“Ognuno sta solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera”. Da questo profondo verso di Salvatore Quasimodo scaturisce il titolo e la riflessione di questo film. Totalmente riuscito. Con una costruzione sapiente, che “inganna” mirabilmente lo spettatore (quasi) fino alla fine, e che fa riflettere sulla esistenza umana. Interpretazioni di livello. E pregevoli raffinatezze stilistiche, come l’ombra asincrona del protagonista, nell’ultima scena, che è evidente proiezione di altro da sé.  

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“Terzine sognate per un necessario addio. Da un ricordo altrui”. Da questo verso, posto a esergo iniziale del film, scaturisce la riflessione e, forse, anche la poetica di questo racconto. Scandito in sei stagioni consecutive, questo cortometraggio ci propone in modo suggestivo e autoriale un tema mai risolto, quello della autodeterminazione della donna, della parità di genere, della violenza di genere, della mancanza di rispetto dell’uomo verso la donna. Tutte facce della stessa medaglia di ancestrali pregiudizi, difficili da sradicare, in quasi tutte le società. Fondamentalmente per la mancanza di cultura. Che siano quindi benvenute tutte le espressioni artistiche, come questa, a colmare questo enorme vuoto, soprattutto nelle più ricettive menti dei giovani.