SorrisoDiverso

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“Ölümlü Dünya” in italiano si può tradurre come “Mondo Mortale”. Appropriato, in teoria, per un film che ha per protagonisti i membri di una famiglia di killer professionisti. Molto meno nella specie, dato che si tratta di un film irresistibilmente comico. Di una deliziosa comicità surreale, “nonsense”. Fatta di gag fisiche e di gag verbali. Il riferimento ideale è all’inimitabile cinema dei fratelli Marx. Degli inseguimenti e degli omicidi in stile slapstick. Delle situazioni di comico imbarazzo, come nella scena da antologia della famiglia al completo che si presenta, in estate, in abiti da settimana bianca a casa dei genitori della promessa sposa di uno dei rampolli e si ingolfa nel corridoio di ingresso. Con una citazione omaggio di quella mitica di “Una Notte all’Opera” dei Fratelli Marx, in cui 13 persone si aggrovigliano entrando mano a mano tutti in una minuscola cabina navale da 2 persone. Ali Atay è alla sua seconda regia, ma si è già assicurata la primazia nella commedia turca, con un film originale e un po’ folle che inaugura, speriamo, un nuovo filone tutto da gustare. 

Curiosità: per questo film Feyyaz Yigit, per il ruolo di Serbest, ha ricevuto il premio per miglior attore non protagonista al Sadri Alisik Theatre and Cinema Awards 2018, e Ali Atay ha ottenuto la nomination al premio per miglior regista al Golden Palm Awards 2018.

 

 

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Tra tutti gli “-ismi”, i più odiosi sono il razzismo ed il bullismo, specie se si manifestano assieme, in una miscela dagli effetti devastanti. Ne fornisce una pregevole esemplificazione il film breve “Il Seme della Speranza”, di Nando Morra, autore anche della sceneggiatura, a 4 mani con Marta Gervasutti.  Congegnato con una struttura magistrale, che porta lo spettatore all’interno della storia e del tema con efficace immediatezza. Tratteggia mirabilmente i caratteri a tinte forti e conduce rapidamente verso un finale fulminante. Meritevole di citazione la lezione del maestro in classe: “Voi siete il seme della speranza. La speranza di avere un mondo senza guerre, senza distinzioni. Avete il potere di diventare degli adulti migliori, di noi!”.  

 

 

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Una delle cose più difficili da smontare in una società sono i pregiudizi che derivano da stereotipi. Specie se stereotipi di genere, secondo i quali un maschietto non dovrebbe mai giocare con un bambolotto che rappresenta un neonato da accudire. Fulminante il modo in cui, con la semplicità inattaccabile e disarmante del ragionamento di un bambino di 6 anni, Giovanni gela il signore della panchina che gli faceva osservare che sono le femmine che giocano a fare le mamme: “Forse sei tu che non hai capito, io non sono la mamma, sono il papà!”. Idea geniale per un film sorprendente, che in soli 5 minuti assesta un colpo ai pregiudizi più efficace di cento trattati politically correct.