SorrisoDiverso

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La storia, ambientata nella campagna toscana nell'agosto 1944, racconta la tragedia della guerra ma anche la bellezza della vita che rinasce. Ciò che ci viene proposto dal corto è un rinnovamento della memoria di quei giorni difficili per la popolazione civile toscana: il ricordo del sacrificio dei tanti di cui oggi siamo debitori e di una libertà che troppo spesso ci appare scontata. Il film nasce dal desiderio del regista di indagare la profondità degli affetti e di mostrare uno spassionato amore per la vita, all’interno di una cornice che racchiude al contempo tragicità e bellezza, innocenza e malvagità dell’uomo, il silenzio eterno della morte e il rumore la vita che rinasce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 5 / 5

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Ciò che solitamente viene raccontato da giornali e tv riguarda la criticità, l’obbiettivo del regista è quello, invece, di comunicare le opportunità. Il documentario è incentrato sulla proposta di impegnarsi come volontari a favore della Caritas: il volontariato permette di acquisire competenze che si possono sfruttare in un futuro lavorativo ed è un valore aggiunto che non serve solo a riempire un vuoto, ma anzi aiuta a sentirsi parte della comunità.
Questa possibilità si muove sullo sfondo di un clima sociale nuovo, caratterizzato dal mutamento della qualità delle relazioni che ci tengono uniti l’uno all’altro e dalla percezione deformata dei concetti di “protezione” e “sicurezza”. Così, spesso e volentieri gli “imprenditori della paura” puntano sul rancore e sfruttano l’angoscia e il timore del futuro per imporre una visione negativa del diverso, anche quando il diverso è semplicemente un altro essere umano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 5 / 5

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Il cortometraggio parla dell’emergenza ambientale e sanitaria a Taranto provocata dalla grande industria, a cominciare dall’Ilva, e nasce da un’idea dell’ambientalista Fabio Matacchiera e della giornalista Annagrazia Angolano. Un corto, questo, che racconta uno spaccato della triste e quotidiana realtà della città di Taranto, un lavoro coinvolgente che delinea, con estrema delicatezza e sensibilità, tematiche ambientali che creano divisioni, conflitti e imbarazzi.
Ciò che il regista ha fatto è stato credere fin da subito in un progetto che aveva l’unica ambizione di “sensibilizzare le coscienze”, contribuendo ad alimentare la speranza di un futuro migliore, in una terra dilaniata dall’ormai vecchio conflitto “salute-ambiente-lavoro”.