SorrisoDiverso

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Un corto, questo, dedicato alla violenza familiare ed ispirato ad una vicenda vera. Il regista, imbattutosi nella storia di una bambina abusata dal padre, ha sentito l’esigenza di trasformare tale vicenda in una storia per il grande schermo. Una figura molto amata è quella della nonna: una donna forte e combattiva che arriva a scontrarsi pur di proteggere sua nipote. Sono state apportate delle modifiche alla storia, in alcune parti, per evitare di rendere riconoscibili i reali protagonisti e per rendere adatto al grande schermo un argomento così delicato. Per renderlo al meglio, il regista si è avvalso dell’aiuto di due esperti: una terapeuta familiare che l’ha aiutato a capire le dinamiche familiari di questi rapporti non sani e di un avvocato che invece lo ha aiutato nella comprensione delle procedure legali che regolamentano le diverse dinamiche all’interno di tali relazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un corto di tre minuti contro la violenza sulle donne per raccontare che anche le piccole cose fanno la differenza in una relazione.

La narrazione gioca su piccoli episodi quotidiani, rivisitati attraverso una scelta fotografica peculiare. A seconda della situazione e dell’unità temporale cambia infatti la scelta dei colori. Caldi quelli che rappresentano il nuovo compagno della protagonista e freddi quelli degli ambienti in cui si muove il suo ex ragazzo. Attraverso un paragone, soprattutto visivo, tra passato e presente, nelle stesse situazioni si percepisce come il personaggio principale si senta libero da una parte e oppresso dall’altra. È così che avviene la progressiva scoperta su come poter tornare a sorridere e di come sia possibile prendere maggiore consapevolezza facendo attenzione ai particolari.

Presente e passato, situazioni simili, reazioni diverse: le piccole cose che ti insegnano a scoprire come amare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il corto ci mostra due storie parallele, al giorno d’oggi più attuali che mai: un’integrazione mancata e un’integrazione riuscita nella nostra società, due bambini che scappano dalla loro realtà con l’obbiettivo di conquistare un futuro migliore. La narrazione di Farida diventa il tavolo di discussione di una tematica che non può più attendere, l’occasione per affrontare il concetto di diversità e di dimostrare che l’integrazione del migrante o di colui che in genere viene considerato “diverso” è possibile nella nostra società. A sostegno del concetto per il quale l’integrazione è un percorso che deriva da una precisa educazione, nel corto si affronta la tematica partendo dal luogo che per eccellenza dovrebbe porre le basi dell’insegnamento e del cambiamento: la scuola.