SorrisoDiverso

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La forza della fragilità è un documentario composto da tre storie, tra cui quella di Martina. Martina nasce nel 1990 tra la gioia della sua famiglia e tra la scoperta di una brutta malattia, la Sclerosi Tuberosa. Nonostante il pessimismo dei dottori però, la famiglia unita con una rinnovata forza sta accanto a Martina e affronta la malattia insieme a lei. Tra sport, visite e quant’altro, la madre Daniela nel 1997 fonda l’Associazione Italiana Sclerosi Tuberosa per aiutare le famiglie che si trovano nella stessa condizione della sua e per creare più informazione riguardo alla malattia. Oggi Martina è una donna ed è una parte attiva della società, tutt’altro che invisibile come spesso appaiono i disabili. Il corto, girato molto bene, è utile per prendere coscienza di alcune realtà che spesso ignoriamo o decidiamo di ignorare ma che possono portare un grande arricchimento. Fa tutto ciò entrando nella vita e anche nell’intimità di tutti i giorni di una famiglia normale, che racconta una diversità.

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In "Isabella" primo cortometraggio in costume del regista mantovano Claudio Pelizzer, In una Mantova di fine 400 i cortili e le stanze di Palazzo te divengono scenario del dialogo/scontro, tra due donne diverse tra loro: Isabella d'Este, donna avanti nell'età che viene mostrata arrendevole davanti alla fermezza della giovane Isabella Mengotti amante del figlio Federico che vuole essere riconosciuta come legittima sposa...tutto il carattere forte ma allo stesso tempo fragile della donna e la sua solitudine vengono fuori però nel monologo finale, recitato splendidamente dall'attrice Elisabetta Pozzi.

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Nkiruka è una studentessa modello, un vanto per i suoi genitori; ma essere figli di immigrati non è semplice, soprattutto quando ti vengono precluse possibilità fondamentali. La trama è essenziale ed adeguata; la struttura è priva di troppi dialoghi che ne avrebbero compromesso l’immediatezza. Instantanea è l’immedesimazione nella protagonista, tempestiva l’ondata emotiva che ci pervade nel momento in cui è svelata l’ingiustizia che ella subisce.

Il tema trattato è spaventosamente attuale, tangibile, ma si può cogliere quella nota speranzosa che è nascosta dietro al significato del nome di Nkiruka: speranza per domani, per un un futuro di equità.