SorrisoDiverso

Valutazione attuale: 5 / 5

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La pellicola narra la storia vera di Dabo, il protagonista del cortometraggio, uno dei mille volti migranti, senza nome e senza storia che riempiono le cronache e i telegiornali.

Dabo però una storia ce l’ha, una bella storia da raccontare.

Nel suo Paese era un bravo calciatore, ma la partita della sua vita è stata particolarmente dura. Come molti, un giorno all’alba si imbarca su un gommone e parte verso l’Europa affrontando il mare e una notte così buia da non vedere nemmeno le stelle

Una volta sbarcato, Dabo scopre di non essere arrivato in Francia ma in Italia e che lo attendeva un avversario forse più temibile del mare, il cancro. Le cure e l’affetto del dottor Galetta, con il quale nascerà una bellissima amicizia, lo porteranno a trovare il suo posto nel mondo.

Il cortometraggio induce lo spettatore a riflettere su diversi temi. Il primo, molto attuale, riguarda l’immigrazione, l’atrocità dello sfruttamento e della tratta di esseri umani. Ma leggendo più in profondità, il racconto di Dabo è lo stesso di ognuno di noi che si trova a davanti difficoltà che sembrano insormontabili, finché, anche grazie all’affetto e all’amicizia non si trova la forza per vincere anche le partite più dure e importanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il piazzale antistante la chiesa di un paese del meridione diventa il palcoscenico di un viaggio tra allucinazione e realtà, tra sogno e veglia. Il protagonista del cortometraggio è Davide, un giovane artista di strada che vive di stenti, cercando di strappare un sorriso i suoi spettatori. La solitudine di una vita ai margini della società, l’esclusione e la malattia si impossessano del suo quotidiano, dando forma visibile agli incubi più reconditi.

Il corto, anche grazie alla sceneggiatura suggestiva di ispirazione neoralista, si fa spaccato della realtà odierna, delineando la difficoltà della vita di strada, la durezza dell’emarginazione sociale e l’abisso della malattia.

In appena nove minuti di pellicola - quasi interamente muta ma densa di importanti citazioni - “Alters” lascia lo spettatore colpito dall’inclemenza della realtà che delinea, in preda all’angosciosa sensazione della sospensione tra lo stato onirico e la veglia, accompagnandolo, allo stesso tempo, lungo un sentiero di empatia e comprensione della diversità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Valutazione attuale: 5 / 5

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La protagonista della pellicola è una donna, la numero Undici, che gioca a calcio come semiprofessionista e si trova sola davanti al rigore che porterebbe la sua squadra ad una promozione nei professionisti.

Prima di battere quel rigore, a un minuto dalla fine della partita, con un flashback ripercorre la storia delle violenze sessuali subite. Undici sa che, per vendicarsi, dovrebbe solo sbagliare quel tiro decisivo.

In gioco ci sono i modelli socioculturali che ancora affliggono la nostra società: Undici è una donna in un ambiente da uomini, sola con il suo segreto e il suo tormento. Il cortometraggio induce lo spettatore a riflettere su temi importanti come la violenza sulle donne e la discriminazione di genere. Non è solo una storia di solitudine e violenza ma anche di forza e di riscatto.

Nel ripensare a quella vicenda tanto dolorosa, la ragazza trova in se stessa la forza per reagire e dominare il suo dolore. Da quella violenza nasce qualcosa di inaspettato e nel rigore che si accinge a tirare Undici trova la sua catarsi e l’opportunità di tornare a vivere.

Dopo tanto dolore si potrà mai ricominciare? Si potrà essere ancora felici? Così la storia della protagonista diventa metafora della vita di chiunque si trovi immobile davanti alla propria personale sfida, in attesa di trovare la forza per reagire e mirare ad un destino migliore.